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L’export della meccanica rimbalza e supera i livelli pre-crisi. Dal 2009 ha risalito la china

Continua ad essere l'Europa il mercato più rilevante per il settore, marcando un 44%, seguita dall'Asia (22%) e dall'America del Nord (10%). Germania, Stati Uniti e Francia occupano le prime tre posizioni export della meccanica italiana

Le esportazioni della meccanica italiana continuano vigorosamente a tirare. Stando a quanto reso noto oggi da Anima/Confindustria  (Federazione delle Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica Varia ed Affine) nel corso del convegno dal titolo “Quale export per il 2017” svoltosi oggi a Milano.  E continua ad essere l’Europa il mercato più rilevante per il settore, marcando un 44%, seguita dall’Asia (22%) e dall’America del Nord (10%). Germania, Stati Uniti e Francia occupano le prime tre posizioni export della meccanica italiana. I tedeschi hanno richiesto 1,27 miliardi di euro di manifattura italiana, un dato in crescita del +7% rispetto al 2015. In leggero calo l’export verso gli Usa (-8%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente per un totale di 1,21 miliardi di euro. I rapporti commerciali con il paese americano tracciano comunque una curva molto ripida verso l’alto. Ha inciso la debolezza del dollaro sull’euro. Un segno meno si registra invece per le merceologie quali il sollevamento e trasporto (-28%), mentre realizzano una buona performance i macchinari da costruzione (+7,5%), che assieme a valvole e turbine costituiscono più di un terzo del totale. Gli Americani però, hanno recentemente contratto la domanda di manifattura italiana, rispetto allo stesso periodo del 2015: il primo semestre 2016 perde un -7,5%. “Il timore era di dover affrontare conseguenze economico-politiche molto più pericolose del previsto –  ha dichiarato Alberto Caprari, presidente Anima – Anche gli ultimi mesi non hanno disegnato una situazione critica a livello di export. Gli avvenimenti in Turchia non hanno provocato effetti sugli scambi commerciali e le elezioni Usa non hanno sconvolto le borse. Tantomeno la Brexit sta incidendo sulle attività imprenditoriali. Il prezzo del petrolio si è assestato sui 50dollari al barile diventando profittevole. Se ci sarà un’eco rilevante della mutevole geopolitica la avvertiremo probabilmente nel 2017“. Anche i Francesi aumentano la domanda di Made in Italy del +10% raggiungendo gli 1,18 miliardi di euro. Regno Unito e Spagna complessivamente confermano e accrescono il loro interesse verso la manifattura italiana. Al sesto posto segnaliamo la Turchia, che segna un +24% di export italiano pari a 418 milioni di euro, dopo un calo drastico dal 2012. L’Arabia Saudita, che è in continuo incremento dal 2010, nel 2015 ha invertito la tendenza (-21%). La guerra del petrolio ha influenzato fortemente il potere d’acquisto del paese, rallentando tutti i settori e progetti correlati. Tra crolli come la Russia, rimbalzi e recuperi, l’export sta comunque trainando e sostenendo favorevolmente la meccanica

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