digitalizzazione

“Digital Store Transformation” per la distribuzione in edilizia. Sercomated fa il punto a Milano

L’ incontro ha tracciato scenari nei quali la digital transformation in atto prevede un insieme di cambiamenti tecnologici, culturali, organizzativi, sociali, creativi e manageriali che vanno ben oltre la semplice adozione di nuove tecnologie; una trasformazione che integra e coinvolge tutto l’ecosistema delle costruzioni toccato dal processo

Solo  4% delle vendite di finiture per l’edilizia passa da Internet, un “solo” che però già nel 2015 valeva diverse centinaia di milioni di euro. Un “solo” che se riferito alla ricerca di notizia e referenze sale al 47%. In altre parole tra la popolazione che dispone/utilizza Internet quasi 1 utente su 2 lo impiega per informarsi quado deve effettuare una scelta di prodotti edili. Percentuale importante tenendo conto che nel 2016 il 49% del campione selezionato per l’indagine ha dichiarato di prevedere la ristrutturazione entro il 2017. Questi alcuni dei dati presentati da Guido Argieri, customer interaction & monitoring Doxa nel corso del convegno Digital Store Transformation organizzato da Sercomated, società consortile creata da Federcomated (Federazione Nazionale Commercianti Cementi Laterizi e Materiali da Costruzioni Edili), svoltosi giovedì 25 maggio negli spazi del Centro Congressi del Devero Hotel di Cavenago di Brianza (MI). Un incontro che ha tracciato scenari nei quali la digital transformation in atto prevede un insieme di cambiamenti tecnologici, culturali, organizzativi, sociali, creativi e manageriali e va oltre la semplice adozione di nuove tecnologie. Permette di erogare servizi, fornire beni, far vivere esperienze, creando nuove connessioni tra persone, luoghi e cose. Una trasformazione digitale, che come meglio dettaglieremo su uno dei prossimi numeri di “serramenti+design”,  integra e coinvolge tutto l’ecosistema toccato dal processo. E cosa significa tutto questo per il mondo della distribuzioni di materiali e finiture per l’edilizia? A questa domanda ha cercato di rispondere il panel di prestigiosi relatori che si sono alternati nel corso della giornata di lavori sotto la guida di Claudia Vanni, giornalista del Tgcom24. Dopo i saluti iniziali di Giuseppe Freri, presidente di Federcomated (nell’immagine a destra), e di Luca Berardo, presidente di Sercomated, si è entrati subito nel vivo con Roberto Panzarani, docente universitario e presidente dello Studio Panzarani & Associates, che ha fra le sue attività principali quella di gestire “The Innovation Network”, un think tank che racchiude alcuni dei massimi esperti di innovazione e livello internazionale. “Siamo in un momento di grande cambiamento dei modelli organizzativi, economici e sociali. Nel passato l’organizzazione burocratica diffondeva e promuoveva la tecnologia e in qualche modo l’innovazione. Oggi che la tecnologia spesso è più avanzata all’esterno che all’interno dell’azienda, l’organizzazione burocratica non riesce più a funzionare. Il tema dunque è che dobbiamo costruire il nuovo modello organizzativo per il presente e per il futuro. Il nuovo modello di business è un ecosistema in cui convivono clienti, collaboratori e fornitori. Vladimir Bazjanac, professore del Lawrence Berkeley National Laboratory, University of California afferma cheIl processo di progettazione e realizzazione delle strutture è cambiato rapidamente. Il cambiamento è dovuto soprattutto all’emergere del metodo BIM e alla sua intrinseca capacità di garantire la validità dei dati inseriti nel manufatto in ogni momento del suo ciclo di vita, permettendo un realizzazione integrata della commessa impossibile fino ad ora”. Perché il BIM è anche un metodo di progettazione collaborativo in quanto consente di integrare in un unico modello le informazioni utili in ogni fase della progettazione: quella architettonica, strutturale, impiantistica, energetica e gestionale». Secondo Panzarani, le caratteristiche fondamentali devono essere: “una “visione sistemica” che significa avere la capacità di fare le “connessioni” per individuare nuove soluzioni. Essere consapevoli che il digitale è pervasivo. Essere “adaptive”, ossia saper vivere sull’orlo del “caos”, e infine saper “coevolvere” insieme al mercato. Questo significa saper co-innovare e co-creare insieme ai vostri clienti, insieme ai vostri fornitori e insieme al sistema“. Come accennato in apertura Guido Argieri di Doxa ha poi presentato l’evoluzione della domanda con l’avvento del digital, il ruolo degli smartphone e la situazione dell’ecommerce in Italia, che nel 2016 ha messo a segno 19,6 miliardi di transazioni (+18% rispetto al 2015). Un giro d’affari che però tocca ancora davvero marginalmente il settore della distribuzione edile. A sottolinearlo pure Regina De Albertis, vice presidente ANCE Giovani con delega per l’Edilizia e il Territorio, che ha regalato un quadro di grande interesse: “Le costruzioni sono il comparto meno digitalizzato del mondo, con un livello tra i più bassi di investimenti destinati all’innovazione. A livello mondiale, secondo il World Economic Forum, una delle ragioni per le quali la produttività dell’edilizia negli ultimi 40 anni è stata stagnante, o in alcuni casi decrescente, è da ricercarsi nella particolare lentezza nell’adottare le nuove tecnologie digitali nei processi produttivi. Nel decennio 2005-2014 le costruzioni risultano il settore con il più basso grado di digitalizzazione“. Il Boston Consultin Group stima che, attraverso la digitalizzazione del settore e l’utilizzo del BIM si possa ottenere una riduzione del costo totale del ciclo di vita di un progetto di quasi il 20%. “E chi investe in innovazione, cresce – assicura la De Albertis –. Nel 2015 secondo il Cerved le imprese di costruzioni innovative presentano una solvibilità superiore di 5 punti rispetto alle altre”. Nonostante questo secondo una ricerca dell’ANCE il 77% delle imprese possiede un sito web ma l’aggiornamento e il controllo accessi è ancora bassissimo. Il BIM è conosciuto dal 92% del campione di imprese intervistato da ANCE ma a utilizzarlo è solo il 13%, mentre più di 1/3 delle imprese utilizza sistemi di project manager e di controllo gestione. Quasi sconosciuta è la realtà aumenta. Gabriele Nicoli, consigliere produttori Sercomated, ha successivamente sottolineato quali siano i plus del digital: “Investire in digital store transformation è vitale per il mondo della distribuzione edile, tanto quanto per la produzione, nonostante la domanda stagnante e le prospettive di una ripresa reale non siano ancora del tutto consolidate. L’aumento delle “.com” e la spinta della GDO online costringe a una riflessione più profonda sul nostro ruolo in ottica omnicanale. Serve dunque propensione all’innovazione, cambio di mentalità e l’adozione di nuove competenze digitali con la collaborazione virtuosa delle piattaforme intelligenti in un’ottica di open innovation“.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome