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La meccanica varia traina le esportazioni e spinge su soluzioni di filiera allargata

Con oltre 50 miliardi di euro di saldo positivo sulla bilancia dei pagamenti la meccanica si conferma il comparto trainate delle esportazioni italiane. Rispetto al primo semestre 2016, gli scambi commerciali sono aumentati del +3,6% per una cifra complessiva pari a 14 miliardi di euro circa

La meccanica varia si conferma punta di diamante delle esportazione made in italy ma sfrutta ancora molto poco le possibilità offerte dal “fare sistema” attraverso la costituzione di filiere allargate. I dati elaborati dall’ufficio studi ANIMA Confindustria Meccanica Varia presentati ieri a Milano nel corso del forum “Smart Export 2018” hanno offerto indicazioni importanti per analizzare la fenomenologia dell’export della meccanica italiana. A presentarli con la consueta chiarezza Marco Fortis vice presidente della Fondazione Edison. Con oltre 50 miliardi di euro di saldo positivo sulla bilancia dei pagamenti la meccanica tricolore si conferma il comparto trainate delle esportazioni italiane. Rispetto al primo semestre 2016, gli scambi commerciali sono aumentati del +3,6% per una cifra complessiva pari a 14 miliardi di euro circa. Tra i primi dieci Paesi, che hanno richiesto in misura maggiore le tecnologie italiane, in prima posizione si trovano gli Stati Uniti che nel 2017 hanno fatto registrare un incremento (+22%) rispetto all’anno precedente, fino a raggiungere 1,4 miliardi di euro.

Le leve per far crescere ancora l’export

Si confermano partner storici dell’Italia la Germania, al secondo posto, e la Francia, al terzo. Secondo un andamento stabile, i due Paesi europei hanno importato l’italianità rispettivamente per 1,3 miliardi di euro e 1,2 miliardi di euro. Si contrae, anche se di pochi punti percentuali (-2,8%) l’export verso il Regno Unito, pari a 622 milioni di euro, che occupa il quarto posto. Subito dietro, in quinta posizione, la Spagna con un aumento positivo (+8%) degli scambi. ”I dati di export sembrano più che confermare la qualità delle relazioni commerciali tra l’Italia e il resto del mondo– ha sottolineato Alberto Caprari, presidente ANIMA Confindustria Meccanica Varia- . Nel confronto tra i primi sei mesi 2017 e lo stesso periodo del 2016 l’export delle tecnologie e dei prodotti delle aziende in ANIMA ha raggiunto valori molto positivi. Le esportazioni possono crescere ancora, facendo leva su quei valori che tutti ci riconoscono fortemente, come: innovazione, serietà, professionalità, flessibilità, qualità dei nostri prodotti, servizi e soluzioni integrate. Sono quattro le richieste di ANIMA Confindustria Meccanica Varia al Governo, banche ed istituzioni: copertura finanziaria anche verso Paesi meno stabili, ma che investono; defiscalizzazioni per l’attivazione di filiere di prodotti correlati e/o aziende complementari; coperture dei cambi più semplici, economiche e detraibili fiscalmente; infine, incentivi all’export tramite analisi e studi economici, certificazioni di prodotto e partecipazione a fiere fortemente agevolati“.

Concetto di Global Value Chain

Tornado ai numeri, al sesto posto come destinazione dell’export italiano – ed in netta ripresa – la Russia: nei primi sei mesi del 2017 sono già entrati in territorio russo 445 milioni di euro di meccanica tricolore, un incremento pari a +45,9% rispetto all’anno scorso. Trovano conferma i trend già analizzati per i Paesi precedenti. Al settimo posto la Cina incrementa il suo valore export con un +8,9%, seguono la Turchia in calo (-6,9%) mentre Arabia Saudita (+18%) e Polonia crescono a doppia cifra (+16%). Il trend elaborato dall’ufficio studi ANIMA è ricco di conferme e novità, così come la vita delle imprese italiane. “Per le imprese della Meccanica Italiana i vincoli da gestire possono diventare delle opportunità: il Customs Management e il concetto di Global Value Chain rappresentano sempre più dei fattori chiave per esportare oggi. Nuove strategie, che richiedono un approfondimento specifico in azienda perché determinano la capacità o meno di lavorare; salvaguardando i margini, per essere in grado di investire anno su anno. Permane la necessità di esportare sempre più ed essere competitivi nei vari mercati. L’alternativa non è nemmeno pensabile, per imprese ed imprenditori evoluti.” Ha concluso nel suo intervento Alberto Caprari suggerendo così una “nuova corsia per l’export italiano” sulla quale si è poi sviluppata una dibattuta tavola rotonda.

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