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Meccanica italiana, a doppia cifra calo delle esportazioni nel primo semestre

Secondo i dati elaborati al primo semestre 2020 dall’Ufficio studi Anima, associazione di cui è in corso a Milano l'Assemblea a Generale, la meccanica italiana rappresentata registra un calo delle esportazioni del -19,7%, equivalente a una perdita di oltre 3 miliardi

Meccanica italiana, a doppia cifra calo delle esportazioni nel primo semestreCalo delle esportazioni della meccanica italiana a doppia cifra, contrazione che Anima Confindustria definisce crollo. La pandemia da Covid 19 fa sentire pesantemente i sui effetti sull’export di uno dei settori storicamente trainati delle esportazioni made in Italy.

Stando ai dati relativi al primo semestre 2020 elaborati dall’Ufficio studi Anima, associazione di cui è in corso a Milano l’Assemblea a Generane, la meccanica italiana rappresentata registra un calo delle esportazioni del -19,7%, equivalente a una perdita di oltre 3 miliardi su un totale di 12,34 miliardi di euro di esportazioni, rispetto ai 15,37 del primo semestre 2019

Gli Stati Uniti rimangono la prima destinazione export della meccanica italiana con 1,29 miliardi di euro di scambi commerciali nel primo semestre 2020, nonostante il crollo del -21,9% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Anche la Germania, che mantiene il secondo posto tra gli Stati di destinazione export, soffre un forte calo delle esportazioni (-17,8%), così come la Francia (-17,5%) e con percentuali superiori al 20% Regno Unito (-23%) e Spagna (-25,5%).

«I Paesi di tutto il mondo sono stati colpiti dalla pandemia, portando a una situazione di instabilità mondiale e di regressione economica», ha dichiarato  il presidente di Anima Confindustria Meccanica, Marco Nocivelli.

«L’industria meccanica italiana, con una quota export del 58,3% nel 2019, è sicuramente uno dei settori maggiormente colpiti da questa crisi. Ci preoccupa in modo particolare la riduzione delle esportazioni che sono sempre state l’ancora di salvezza e il motore trainante delle nostre aziende quando la morsa della crisi economica si stringeva. Ora è necessario recuperare le quote perse all’estero, ma l’industria non deve essere lasciata sola. La pandemia, tra le altre cose, ci ha ricordato che nessuno si salva da solo e, proprio per questo, è tempo che tutti insieme (UE, Istituzioni, Imprenditori e Collaboratori) ci si armi di determinazione e voglia di ricominciare».

Il calo risulta essere meno marcato  verso la Cina (-5%, pari a 492 milioni di euro), che sembra mantenere rapporti stabili con l’Italia, dovuti anche alla firma del Memorandum of Understanding tra i due paesi nel 2019, che hanno avviato i rapporti per la creazione di una nuova “Via della Seta”.

Perdite sotto la doppia cifra anche verso la Russia (-9,5%) che, con 355,4 milioni di import dall’Italia nel primo semestre 2020, supera, come destinazione export, Paesi Bassi (-13,7%) e Polonia (-16,4%). L’export in Canada, cresciuto di oltre il 50% nel 2019 grazie agli accordi commerciali con l’UE, torna ai livelli del 2018 con un brusco calo (-34,4%). Forte battuta d’arresto per la meccanica italiana anche verso il centro e Sud America (-29,9%) e l’Africa settentrionale (385,1 milioni di euro, -36,7%).

Le analisi dell’Ufficio studi Anima registrano un trend opposto per l’Arabia Saudita, dove l’export della meccanica italiana risulta crescere del +5,5% (323,3milioni) nel primo semestre 2020, mentre sul mercato degli Emirati Arabi si registra una flessione del -6,4%.

Marco Nocivelli avanza le proposte di Anima per supportare le esportazioni: «Bisogna rilanciare in tutto il mondo l’immagine del Made in Italy. Una misura di sostegno all’export per le medie aziende fino a 500 milioni di euro, i grandi campioni nazionali dell’export, può essere in breve tempo il traino efficace per portare la filiera di Pmi italiane in altri mercati. Insieme si preveda un pacchetto di aiuti economico-finanziari per inserire in azienda figure dedicate all’export in modo permanente, per assicurarsi che le Pmi si dotino di una struttura di lungo periodo destinata ad aumentare il fatturato verso nuovi mercati».

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