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Nulla è come prima pure nella filiera del serramento (si dice)

Da sempre il sistema della costruzioni impone alle aziende che vi operano di coniugare al presente il futuro prossimo quantomeno come sviluppo di competenza e capacità tecnologica. Un profondo cambiamento c’è stato; pure nella filiera del serramento si continua a ripetere che nulla è come prima, e poi si “consuma” tempo in nostalgici riti e disarmati consuetudini…

Si diceCon 3 decreti, dopo oltre 5 anni l’Italia si è allineata a quanto indicato da una direttiva, la 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia, in fase di revisione e per la quale il 31 ottobre si è conclusa la consultazione pubblica segnata dalla scarsa partecipazione degli italiani eccezioni fatta per le “solite” associazioni di maggiore rappresentatività. Avvio di revisione della 2013/31/UE che può costituire un elemento di lettura pure dell’avvenuta indicazione di proroga al 2016 dell’attuale regime di detrazione fiscale (55 e 65%) contenuta nella Legge di Stabilità. Comma in cui viene ampliato l’accesso ai bonus per ristrutturazione e riqualificazione energetica pure “agli Istituti autonomi per le case popolari, comunque denominati, per le spese sostenute, dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2016, per interventi realizzati su immobili di loro proprietà adibiti ad edilizia residenziale pubblica”. Disposizione sulle quali torneremo presto a riflettere sulle pagine di “serramenti+design“, che certamente concorrerà allo sperabile raggiungimento almeno nel 2016 dell’obiettivo di riqualificare il 3% annuo di immobili pubblici con superficie coperta utile: superiore ai 500 metri quadri fino allo scorso agosto, e da 250 mq da settembre in poi. Anche in questo caso si tratta di applicare una vecchia (del 2012) direttiva comunitaria, ed anche in questo caso è sperabile che ciò avvenga nella consapevolezza che tali direttive mostrano oramai evidenti limiti, pur riconoscendogli di avere sicuramente concorso nel definire una economia di mercato strutturalmente molto diversa. In meno di un decennio si è passati da una concezione verticale della produzione ad una circolare, e nelle costruzioni è oramai consolidata l’inversione di ruoli: ciò che era nicchia è il propellente del mercato e viceversa. Cambiamenti epocali che impongono agli operatori conseguenti profondi mutamenti di indirizzo ed alle istituzioni comunitarie un costante ammodernamento delle “vecchie” direttive così da mantenerne elevata l’efficacia. In tal senso ha suscitato non poche perplessità il rilevare che nella filiera serramentistica italiana si è tornati a discutere degli effetti della 2010/31/UE  e di edifici ad “energia quasi zero”  a causa della presentazione di 3 decreti ministeriali attuativi arrivati con un ritardo che si misura – lo ribadiamo –  in anni. Ci si àncora sterilmente nel passato  piuttosto che impegnare idee ed energie per concorrere nel definire i futuri scenari normativi comunitari in cui si muoverà pure il mercato serramentistico. Da sempre il sistema della costruzioni impone alle aziende che vi operano  di coniugare al presente il futuro prossimo quantomeno come sviluppo di competenza e capacità tecnologica. Un profondo cambiamento c’è stato; pure nella filiera del serramento si continua a ripetere che nulla è come prima, e poi si “consuma” tempo in nostalgici riti e disarmati consuetudini…Più utile ritornare brevemente sul pacchetto “estivo”  clima ed energia  definito dalla Commissione europea per ricordare che esso comprende pure l’importate proposta  di riforma della Direttiva sull’Emissions Trading Scheme (ETS), che definirà il quadro normativo dal 2020 al 2030 per i settori industriali sottoposti alla Direttiva, settori che dovranno ridurre le proprie emissioni di CO2 del 43% rispetto ai livelli del 2005. Settori tra i quali erano rimasti esclusi trasporti ed edilizia. Ma nel 2016 la Commissione europea ha confermato la presentazione di una proposta legislativa per stabilire quale dovrà essere il contributo dei settori trasporti ed edilizia nel contesto dell’obiettivo europeo di riduzione di emissioni di CO2 del 40% al 2030.  Considerando il peso del comparto edilizio le normative europee che si preannunciano promettono di avere  notevoli impatti a medio e lungo termine su tutto il sistema delle costruzioni nazionali e, sotto molti aspetti, ne orienteranno più che in passato i futuri sviluppi. Gli Stati Membri e il Parlamento UE saranno co-legislatori in un iter decisionale che si annuncia lungo e complesso ma nel quale tutti i portatori di interessi è bene cerchino di essere già ora efficacemente rappresentati così da evitare tra qualche anno la riproposizione di nazionali e anacronistici chiacchiericci su direttive comunitarie “vecchie” ed in fase di revisione. (Dan Vasile)

 

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