sistemi d'involucro

Le imponenti facciate cangianti, a moduli e non, della nuova sede BNL Paribas di Roma

Tutti i rivestimenti di facciata sono stati realizzati dall’azienda di Bolzano Stahlbau Pichler che ha trasferito nella realizzazione l’originario concept progettuale. La pianta è disposta longitudinalmente all’area, piccola e stretta, e l’idea classica di fronte-retro è stata abbandonata in favore di una composizione dinamica degradante dal punto più alto a quello più stretto, con una capacità di “modificarsi” in funzione dell’incidenza dei raggi solari nel corso della giornata

_d6z4835bSostenibilità (l’edifico verrà classificato in Classe A e Leed Gold), innovazione e funzionalità sono gli elementi chiave della nuova sede BNL Paribas di Roma: elevati standard funzionali ed energetici per ridurre l’impatto ambientale ed i costi di gestione, spazi e servizi per i dipendenti, con aree dedicate alla formazione, ristorante aziendale, un asilo nido, un’area fitness, un auditorium e un parcheggio interrato. La nuova struttura, con una superficie complessiva di circa 85 mila mq, si trova in zona Roma Tiburtina, riferimento per i treni ad alta velocità. Un progetto affidato allo Studio genovese 5+1AA Alfonso Femia Gianluca Peluffo per ospitare e riunire in un unico luogo i diversi uffici del gruppo Bnp Paribas nella Capitale. Lo studio ha saputo trasformare i vincoli energetici, ambientali e urbanistici in vantaggi progettuali. In tutto ciò, l’involucro dell’edificio per metà realizzato in cellule vetrate e per metà in facciata ventilata, ha senz’altro rappresentato uno degli elementi più rilevanti. Tutti i rivestimenti di facciata sono stati realizzati dall’azienda di Bolzano Stahlbau Pichler che ha trasferito nella realizzazione l’originario concept progettuale. La pianta è disposta longitudinalmente all’area, piccola e stretta, e l’idea classica di fronte-retro è stata abbandonata in favore di una composizione dinamica degradante dal punto più alto a quello più stretto, con una capacità di “modificarsi” in funzione dell’incidenza dei raggi solari nel corso della giornata. Sviluppato su due piani di facciata, una lineare e una che lavora sulla deformazione del piano stesso, la sua caratteristica principale è infatti la smaterializzazione. Una facciata cangiante che lavora sugli elementi di rottura. Un effetto difficile da ottenere, frutto di uno studio architettonico importante che ha preso in considerazione tutti gli elementi della geometria e del paesaggio, così come gli innumerevoli vincoli a cui il progetto si è dovuto attenere, ad esempio la 24414496142_09da8a9805_hpresenza della storica cisterna d’acqua Mazzoni. La cisterna Mazzoni che insiste sull’area, vincolata per l’appunto dal Codice dei Beni Culturali, ha fatto sì che l’edificio, in corrispondenza di essa, desse forma ad una grande finestra con vista sulla cisterna; in tale zona, libera da pilastri, l’edificio resta sospeso da un “ponte” in copertura mascherato dalle facciate. In corrispondenza della testata Sud, l’edificio si rastrema sia in pianta, seguendo il perimetro del lotto, che in elevazione, rendendo a sbalzo le ultime tre campate e liberando così spazio utile per l’accesso e la via di fuga. L’importante sbalzo è risolto mediante travature reticolari in acciaio nei piani di facciata e, per effetto del comportamento spiccatamente spaziale dovuto all’asimmetria della struttura, disposte anche nei piani di solaio. Entrando nel dettaglio dell’intervento la facciata vetrata dell’edificio è del tipo a cellule, con sistema customizzato. I telai autoportanti assemblati con vetro strutturale sono tutti appesi alle staffe ancorate al solaio con possibilità di dilatare verso il basso. I telai sono assemblati con profili estrusi appositamente studiati completi di guarnizioni ed accessori (fissi, apribili, porte), mentre i tamponamenti sono in vetrocamera di varie tipologie (vision, spandrel), con la parte retrostante coibentata in corrispondenza delle fasce marcapiano. La facciata è ancorata alla sottostruttura portante dell’edificio per mezzo di staffe in alluminio/acciaio variamente sagomate, in grado di permettere le regolazioni per le tolleranze di costruzione, montaggio e per i possibili movimenti relativi dell’edificio. Nei casi tipici le staffe sono ancorate alla soletta in calcestruzzo con il sistema dei profili annegati e dove non previsto con ancoraggi di tipo chimico. In talune zone dell’edificio viene interposto tra le cellule verticali un bancalino sfaccettato che a lati alterni, interno/esterno, ha funzione di giunto tra le varie “cuspidi” previste dal prospetto architettonico. Stahlbau Pichler si è occupata di tutta la facciata dell’edificio, sia della parte vetrata che della parte ventilata perfezionata con l’interessante e distintiva soluzione architettonica in ceramica: per il lato ovest l’azienda ha lavorato con un sistema di facciata a cellule, mentre per il lato opposto l’intervento di Stahlbau Pichler è stato incentrato sulla realizzazione del sistema a “Bow Windows”, operando con la ceramica per l’aspetto estetico e con le facciate ventilate per quello funzionale. Per la realizzazione di queste ultime l’azienda ha adottato il sistema a montanti e traversi. Sul lato Ovest mancano volutamente frangisole e sistemi di schermatura. Il fronte principale di 230 metri lineari, è realizzato da 15.000 mq di facciata vetrata continua a celle. Per soddisfare questo prospetto lunghissimo e movimentato da una serie di sbalzi, è stato adoperato un sistema in alluminio a taglio termico e vetrocamera costituita da due lastre di vetro di spessore 10 mm accoppiate e distanziate tra loro con un giunto ermetico (studiato per impedire l’infiltrarsi di polveri e condense). Il vetro esterno, monolitico e temperato, ha elevati valori di riflessione luminosa e la trasmittanza termica della facciata è decisamente interessante (pari a 1.25 W/mqK). A questa imponente lfvdtkusuperficie vetrata si contrappongono sul lato Est 10.000 mq di facciata ventilata modulati in: facciata senza coibentazione in corrispondenza dei vani freddi, facciata con coibentazione esterna rispetto ai vani caldi, nuclei in cemento armato coibentati all’interno degli uffici. Piastrelle diamantate, 30×60, dalla sagoma tridimensionale, compensano il movimento dell’alto lato di facciata con una finitura esterna che è argomento d’interesse per la dinamica dell’intero edificio. Queste piastrelle speciali sono state disposte in moduli composti da due elementi ciascuno e distribuite in lunghezza, questo allo scopo di mantenere il tema del movimento. In copertura è stato previsto un impianto fotovoltaico (2700 mq con 1238 pannelli di silicio monocristallino da 333 Wp ciascuno) a cui si aggiungono le pompe di calore per produrre energia termica . Sono stati disposti sensori di CO2 per determinare la qualità dell’aria e intervenire di conseguenza ed anche l’illuminazione è stata progettata per essere a basso consumo, dando un ulteriore supporto alla sostenibilità dell’edificio, come pure la climatizzazione gestita da un impianto con 5 gruppi frigoriferi polivalenti.

Foto credits: © OskarDaRiz

 

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