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Assofermet: le sfide future della distribuzione siderurgica in Italia discusse a fieramilano Rho

La seconda giornata di Made in Steel in svolgimento a fieramilano Rho ospitato per la prima l’assemblea annuale ordinaria dell’associazione, imperniata sul confronto trasversale relativo ai temi che maggiormente contraddistinguono l’oggi, ma soprattutto il domani, per il comparto distributivo

La filiera siderurgica nazionale trova nel comparto della distribuzione un anello di fondamentale importanza. E lo dicono i numeri stessi del settore: sono infatti circa 1200 gli intermediatori di prodotti siderurgici e 1250 i commercianti di rottame nel nostro Paese. Numeri che, per circa l’80% del totale, trovano in Assofermet l’associazione di riferimento. E proprio nella seconda giornata di Made in Steel in svolgimento a fieramilano, Rho, la manifestazione ne ha ospitato per la prima volta l’assemblea annuale ordinaria i cui lavori sono stati imperniati sul confronto trasversale relativo ai temi che maggiormente contraddistinguono l’oggi, ma soprattutto il domani, per il comparto distributivo. Nella prima tavola rotonda, Gianfranco Tosini, membro dell’Ufficio Studi di Siderweb, ha fornito un quadro d’insieme del comparto distributivo nazionale, contraddistinto da “una forte frammentazione, da una dimensione delle aziende inferiore rispetto alla media europea – il 76% del totale ha un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro – ma a fronte di una redditività della gestione caratteristica che, per le imprese italiane, è migliore rispetto alla media degli operatori continentali”. E la prima sfida da affrontare è proprio quella dimensionale, sommata “ad operazioni di acquisizione da parte dei produttori per garantirsi flussi di materiale – ha affermato Tommaso Sandrini (a sinistra), presidente del Sindacato Acciai di Assofermet –. Il problema dimensionale delle imprese nazionali può essere affrontato e risolto in più modi: la selezione naturale con conseguente uscita dal mercato delle aziende più provate e un cambiamento del modello di servizio”. Problema della frammentazione ancora più acuto nel settore della ferramenta, come sottolineato dal presidente del sindacato di riferimento Michele Tacchini, il quale ha però sottolineato come “l’assalto della grande distribuzione abbia fortificato i grossisti italiani che tutt’ora possono contare su una profondità di gamma difficile da replicare”. Ma i modelli distributivi possono cambiare, così come è accaduto nella vendita di molte altre categorie merceologiche. “La vita delle imprese è destinata a complicarsi – ha dichiarato Angelo Crippa, Enterprise Transformation Leader Europe, Middle East and Africa Amazon Web Services -, perché l’avvento dell’internet delle cose ha generato una maggiore infedeltà da parte della clientela, ora propensa a visionare la merce nei negozi tradizionali, per poi effettuare gli acquisti online. Serve un’analisi dettagliata dell’evoluzione delle esigenze dei propri clienti”. Le materie prime metallurgiche – e siderurgiche – sono ritornate nel 2016 ad affascinare i mercati regolamentati, dopo anni di profonda depressione, contraddistinta da “un lungo trend negativo del London Metal Exchange, caratterizzato da importanti disinvestimenti“, come ricordato nel corso del secondo tavolo di lavoro da Giampaolo Stramaccioni, Base metals trading di INTL FCStone. Ed è stato proprio il 2016 l’anno del risveglio delle materie prime metalliche e siderurgiche, come ha descritto Hector Forster, Senior editor steel raw, materials and metals analysis di SP Global Platts, il quale ha analizzato come la fiammata dei prezzi sia stata innescata dall’exploit del coking coal nel primo trimestre dello scorso anno. Ma come ha risposto a questa inversione di tendenza la distribuzione italiana di metalli? Lo ha descritto Cinzia Vezzosi, presidente del sindacato Metalli di Assofermet. “Le imprese nazionali hanno mostrato reazioni differenti – ha spiegato -. Le aziende operanti nel rame e nelle sue leghe, dopo un lungo periodo di depressione delle quotazioni, hanno tratto vantaggio dall’aumento degli acquisti da parte della Cina. Diversa, invece, la reazione dell’alluminio che è giunto a questa ulteriore impennata dei prezzi forte di un andamento molto positivo del settore automotive. La clientela, pertanto, non ha ritenuto giustificati i rialzi, limitando gli acquisti”. Per il settore dei commercianti di rottame, al momento, le grandi questioni geo – politiche non hanno ancora evidenziato impatti. “La linea protezionistica del presidente Trump avrebbe potuto generare indirettamente delle evoluzioni sul mercato italiano – ha descritto Paolo Pozzato, presidente di Assofermet Rottami – e ciò perché il 25% dei prodotti finiti in acciaio turchi viene esportato verso gli Stati Uniti, ma al momento nulla sembra essersi mosso”. Analoga la fotografia per la Brexit, o dazi istituiti negli ultimi mesi da diversi Paesi, Europa compresa: secondo il presidente del sindacato dei commercianti di materia prima siderurgica gli effetti di queste importanti questioni non hanno ancora evidenziato concrete ripercussioni sul settore.

 

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