Più volte ritoccata nel testo anche per ragioni di pragmatismo legato a differenti esigente di indirizzo politico, la rifusione (COM(2021)0802 – C9-0469/2021 – 2021/0426(COD)) della direttiva sulla prestazione energetica in edilizia (EPBD) dal 28 maggio entra nella sua fase attuativa dando 2 anni di tempo agli Stati membri per recepirla nel diritto interno.
Modalità che si presta alla definizione di scenari variegati ma comuni come indirizzo perché dovranno comunque permettere il raggiungimento degli obiettivi indicati da un “tomo” che si sviluppa su 195 pagine allegati compresi.
In considerazione del fatto che alcune delle misure indicate dalla EPBD dovranno essere adottate già nei prossimi mesi, avremo sicuramente modo di approfondirne progressivamente sulle pagine di “serramenti design e componenti “i diversi aspetti cadenzati nel tempo a cominciare dalle definizione entro il 1° gennaio 2025 delle misure relative a “Incentivi finanziari, competenze e barriere di mercato” (art.17) che prevedono la cessazione di qualunque agevolazione” per l’installazione di caldaie uniche alimentate a combustibili fossili”; dalla definizione della nuova modalità per il calcolo della prestazione energetica degli edifici (art.4) “affinché l’uso normale dell’energia sia rappresentativo delle condizioni di esercizio effettive per ogni tipologia pertinente e rispecchi il comportamento tipico degli utenti” e dalla definizione del modello per i piani nazionali di ristrutturazione degli edifici (art.3).
Naturalmente cercheremo di darne tempestivamente informazione perché sono numerose e dovranno essere attive a partire dal 30 giugno 2026 fermo restando che ciascuno Stato membro rimane libero di definire una traiettoria nazionale propria per ridurre il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali non inferiore al 16% entro il 2030 ed al 20-22% entro il 2035.
Per gli edifici non residenziali, il 16% di quelli con le prestazioni peggiori dovrà essere ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il 2033.
Gli Stati membri avranno la possibilità di esentare da tali obblighi determinate categorie di edifici residenziali e non residenziali, tra cui quelli storici o le case di villeggiatura e dovranno essere definite misure a sostegno degli gli sforzi dei cittadini che intendono migliorare le proprie abitazioni.
La direttiva EPBD, inoltre, prevede l’istituzione di sportelli unici di consulenza sulla ristrutturazione e contiene disposizioni sui finanziamenti pubblici e privati che renderanno le ristrutturazioni più accessibili e fattibili. Dopo una lunga “negoziazione” del testo tra governi, Commissione e Parlamento Ue che ha “smussato” alcune disposizioni perché ritenute troppo vincolanti nelle modalità attuative, rimane fermo l’obbiettivo di arrivare alle emissioni zero entro il 2050.
Rivedere gli incentivi ma non eliminarli
Dal 1º gennaio 2028 tutti gli edifici nuovi di proprietà pubblica, residenziali e non residenziali, non dovranno generare emissioni in loco da combustibili fossili, mentre per tutti gli altri edifici nuovi ciò dovrà avvenire entro il 1º gennaio 2030; sono comunque possibili esenzioni specifiche.
La rifusione della direttiva EPBD contiene nuove disposizioni tese ad eliminare gradualmente i combustibili fossili dal riscaldamento degli edifici e a promuovere la diffusione di impianti a energia solare, tenendo conto delle circostanze nazionali.
Gli Stati membri devono garantire che i nuovi edifici siano “predisposti per il solare” e dal 1º gennaio 2025 la già accennata eliminazione di eventuali sovvenzioni pubbliche per l’installazione di caldaie autonome alimentate a combustibili fossili.
Per innescare quella “Ondata di ristrutturazioni in tutta l’UE “che secondo la Commissione dovrebbe quantomeno raddoppiare il tasso di ristrutturazioni entro il 2030 ed aumentare in tal modo l’efficienza energetica e la presenza di rinnovabili nell’edilizia, attraverso l’applicazione della direttiva sarà fondamentale definire anche un netto miglioramento della pianificazione delle ristrutturazioni e fornire un sostegno tecnico e finanziario.
Per combattere la povertà energetica e abbassare le bollette dell’energia, le misure di finanziamento dovranno obbligatoriamente incentivare e accompagnare le ristrutturazioni ed essere destinate in particolare ai clienti vulnerabili e agli edifici con le prestazioni peggiori, nei quali vive una percentuale maggiore di famiglie con un accesso precario all’energia.
Tutto ciò in un contesto generale che imputa agli edifici il 40% circa del consumo energetico dell’UE, oltre la metà del consumo di gas (principalmente per riscaldamento, raffrescamento e acqua calda per uso domestico) e il 35% delle emissioni di gas serra legate all’energia.
Attualmente circa il 35% degli edifici dell’UE ha più di 50 anni e quasi il 75% del parco immobiliare è inefficiente sotto il profilo energetico. Considerando che nella UE il tasso medio annuo di ristrutturazione energetica è solo dell’1% circa si dovrà necessariamente agire senza ulteriori dilazioni.