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Italia/Ue: 42,9 miliardi di maggiori tasse su imprese e cittadini italiani

Più tasse, piu costi dell'energia, maggiore difficoltà di accesso al credito , peggiore qualità dei servizi e mancanza di manodopera qualificata. Questa l'impietosa fotografia della situazione in cui si trovano cittadini e micro e piccole imprese rilevata dal Rapporto dell’Ufficio Studi di Confartigianato, presentato nel corso dell'ultima Assemblea della Confederazione.

Tasse, burocrazia, costo del denaro, caro-energia e mancanza di manodopera qualificata; nonostante le ripetute promesse di aiuti ed interventi è sempre questo il mix velenoso che continua a frenare i 4,6 milioni di micro e piccole imprese italiane impegnate a competere sui mercati globali, investire in sostenibilità e innovazione.

A renderlo evidente il 20° Rapporto annuale realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato, presentato nel corso dell’ultima Assemblea della Confederazione svoltasi a Roma a fine novembre; studio che ha fotografato un sistema indubbiamente ostile per gli imprenditori che cercano di mantenere l’Italia agganciata alla crescita, in un contesto geopolitico complesso.

Nonostante le “smentite” formulate da diversi esponenti del Governo dando “numeri” slegati dal contesto di riferimento, nel 2025 il carico fiscale italiano ha raggiunto il 43,1% del PIL, 1,9% oltre la media dell’Eurozona, lo scarto più alto degli ultimi dieci anni. Una differenza di pressione fiscale che ammonterebbe ad un valore di 42,9 miliardi di euro di maggiore tassazione su famiglie e imprese, pari a 728 euro pro capite.

A gravare ulteriormente è la tassazione sul lavoro, la più elevata in Europa: l’aliquota arriva al 44%, 7 punti sopra la media UE. Il cuneo fiscale sul lavoro si attesta al 47,1%, quarto dato più alto su 38 Paesi Ocse.

Come se non bastasse, nonostante il calo dei prezzi energetici nel contesto europeo, le imprese italiane continuano a pagare l’elettricità il 24,3% in più rispetto alla media UE: uno scarto che per le piccole imprese si traduce in 5,4 miliardi di euro di maggiori costi energetici rispetto ai competitor europei.

Anche il costo del denaro rimane un ostacolo significativo: a settembre 2025 i tassi sui nuovi finanziamenti alle imprese risultano maggiori di 188 punti base rispetto a giugno 2022. La restrizione creditizia colpisce soprattutto le piccole aziende: a giugno 2025 i prestiti alle micro e piccole imprese sono diminuiti del 5%rispetto al 2024.

Non va meglio sul fronte delle complicazioni della macchina amministrativa. Nel 2025 il 74% degli imprenditori italiani avrebbe segnalato la burocrazia come grave ostacolo, 8 punti sopra la media UE, collocando l’Italia al 5° posto tra i Paesi più penalizzati.

La qualità dei servizi pubblici resta tra le più basse del Continente: solo il 34% dei cittadini si dichiara soddisfatto (–21 punti rispetto alla media UE), mentre l’interazione digitale con la PA si ferma al 41,9%, al 25° posto dell’Unione.

Come è stato più volte riportato in questo spazio, le imprese devono fronteggiare anche la carenza di manodopera qualificata: oltre un lavoratore su due (53,5%) con skill digitali elevate risulta di difficile reperimento.

Per il Presidente di Confartigianato Marco Granelli “è prioritario intervenire su riduzione della pressione fiscale, energia a costi competitivi, credito più accessibile, semplificazione amministrativa, formazione e competenze digitali. Una spinta fondamentale alle imprese artigiane e alle Pmi può arrivare dalla riforma della legge quadro per l’artigianato contenuta nel Ddl annuale Pmi all’esame del Parlamento e dalla costituzione della ‘nuova Artigiancassa che riporta in un ambito di interesse pubblico l’accesso al credito delle piccole imprese”.

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