Stando ai dati import/export 2012 elaborati e diffusi da Acimall, l’associazione dei costruttori italiani di macchine e impianti per la produzione e lavorazione del legno, lo scorso anno sarebbero state vendute tecnologie (utensili esclusi) per 1.153 milioni di Euro, il 3,7% in meno rispetto ai 1.197 del 2011, ma con un recupero significativo rispetto all’8% di contrazione dell’export prefigurabile sulla base dei dati disponibili in precedenza. Ricordiamo che il totale della produzione nazionale, utensili compresi, stimato a gennaio 2013 era di 1.553 milioni di Euro. Dunque si può oggettivamente parlare di una “sostanziale tenuta”, soprattutto se si considera il dato alla luce dell’andamento degli anni precedenti, piuttosto positivi. Il vero problema rimane il mercato italiano, oramai da molto tempo al palo; un dato che preoccupa, perché il sistema delle tecnologie italiane non può prescindere dalla domanda interna. Tornado ai dati diffusi dall’Ufficio studi di Acimall, l’Unione europea si conferma il miglior cliente, con 524 milioni di Euro (- 6% rispetto ai 558 del 2011); sugli scudi la Germania, che nel 2012 è risultato essere il miglior cliente Paese in assoluto (104 milioni di Euro contro i 97 del 2011, + 7,6% cento), grazie a un mercato interno forte e che sta facendo buoni investimenti in tecnologia. All’opposto, si registra il calo della Francia, con una contrazione del 16,9% acquisti di tecnologia italiana (88 milioni contro i 105 del 2011). Tiene la domanda il Polonia (49 milioni nel 2012, 56 nell’ottimo 2011) e si arrestala discesa della Spagna, uno dei principali clienti italiani prima della crisi, con acquisti per oltre 100 milioni di Euro, che nel 2012 si è fermata a poco più di 24. Al di fuori della UE, si segnala la Russia, che ha dato grandi soddisfazioni alle imprese italiane negli ultimi anni e che è stato il traino di questa parte del mondo. In Russia sono state vendute macchine per il legno per 77 milioni di euro, il 20 per cento in più rispetto a un 2011. Bene anche Ucraina e Bielorussia, dove le aziende italiane sono ben radicate, anche se con valori meno rilevanti in termini assoluti: 10 milioni di Ucraina, 20 milioni Bielorussia. Andamento ritenuto soddisfacente anche per la Turchia, altro mercato oramai consolidato, che nel 2012 secondo Acimall vale 40 milioni di Euro. Cambiando continente, l’Africa avrebbe complessivamente acquistato tecnologie per il legno italiane per un valore di 63 milioni di euro. Da segnalare che la maggior parte del nostro export è indirizzato versoi Paesi del Nord Africa, sia per la migliore logistica ma soprattutto per loro maggiore evoluzione socioeconomica. L’export verso il Nord America risulta essere sempre fortemente legata ai risultati degli Stati Uniti, che si conferma uno dei principali mercati di sbocco dei produttori italiani con un valore di 70 milioni Euro nel 2012, il 23% in più rispetto al 2011, ma tutt’ora ben distanti dai 110 milioni assorbiti prima della crisi. In calo il Canada (13 milioni contro i 15 del 2011, -11,5%). Il ruolo che gli Usa svolgono nell’economia nordamericana è paragonabile a ciò che il Brasile rappresenta per il Sudamerica, specialmente dopo la debacle della Argentina, ancora vittima degli strascichi della pesante crisi finanziaria che ha avuto effetto anche sulle macchine per il legno italiane, passate dai 17 milioni del 2011 agli 8 dello scorso anno. In Brasile l’ export made in italy è stato di 61 milioni, +18% rispetto ai 51 del 2011. Due i Paesi di riferimento indicati per l’Estremo Oriente, ovvero la Cina (50 milioni di tecnologie italiane nel 2011, 40 nel 2011, – 22%) il cui calo della domanda viene considerato fisiologico, alla luce dei forti investimenti degli anni precedenti, senza dimenticare che si tratta pur sempre di un mercato lontano, dove le difficoltà non mancano e la produzione nazionale è in continua crescita. Un discorso a parte per l’India, dove nel 2012 sono state esportato macchine per il legno per soli 11 milioni di euro, il 58% in medo del 2011. Tonfo che viene attribuito al fatto che l’utilizzatore indiano nella stragrande maggioranza dei casi cerca macchine tradizionali e questo allarga il confronto con diversi competitor più vicini, oltre a rendere buona parte della offerta tecnologica italiana di livello troppo alto. A ciò si aggiunge che due imprese italiane, Biesse e Costa Levigatrici, hanno una produzione in loco e influiscano dunque sul dato delle esportazioni.