seminario

Rendere al più presto obbligatorio il marchio d’origine “Made in…”

Non difendere lobby ma portare avanti una battaglia all’insegna della correttezza

Nell’ambito del seminario sul tema «Contraffazione e sicurezza dei prodotti: una nuova sfida nel mercato globale» svoltosi  oggi a Milano nella Sala Affreschi di Palazzo Isimbardi e moderato Marcello Masi di RAI 2, il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà ha sottolineato come «Era importante accendere i riflettori su un tema così decisivo come quello della contraffazione dei prodotti. In tal senso, sono contento che Palazzo Isimbardi abbia subito risposto alla proposta dell’On. Cristiana Muscardini di organizzare un  seminario sul tema. Alcune ricerche condotte da esperti ci informano che il 54% del valore complessivo della merce contraffatta confiscata in Italia rappresenta prodotti di alta gamma. Inoltre, secondo una ricerca Ipsos, l’utilizzo di falsi produce una pratica distorsiva del mercato a discapito delle imprese giovani, cioè di quelle aziende con una minore capacità di generare flussi. Quindi, parlare di contraffazione vuol dire discutere di economia, imprese e posti di lavoro. Occorre non abbassare la guardia: è un dovere a cui non possiamo sottrarci». «La contraffazione non è solo una truffa perpetrata a danno dei consumatori ma è soprattutto una piaga per l’economia – ha aggiunto il vicepresidente della commissione Commercio Internazionale del Parlamento europeo, Cristiana Muscardini  nell’immagine -. Si stima, infatti, che la contraffazione sottrae in Italia 110.000 posti di lavoro, cioè 300 al giorno, e 1,7 miliardi di entrate per il fisco. La contraffazione non riguarda solo l’abbigliamento, il calzaturiero, i giocattoli o l’alimentare perché sono pochissimi gli ambiti che possono definirsi immuni dal fenomeno ed è per questo che l’ormai dilagante circolazione di prodotti di cui non si conosce la provenienza della fabbricazione sottolinea la necessità, per l’Europa, di adottare obbligatoriamente il marchio d’origine, il cosiddetto “made in”. La trasparenza, frutto di regole chiare, eque e condivise, è garanzia di qualità, rende il consumatore informato e più consapevole al momento dell’acquisto, tutela e difende gli imprenditori. La certificazione sulla denominazione d’origine dei prodotti non serve a difendere delle lobby ma a portare avanti una battaglia all’insegna della correttezza che, purtroppo, durerà fino a quando non combaceranno gli interessi dei Paesi solo importatori e dei Paesi che difendono la produzione e il manifatturiero, motore dell’economia reale insieme all’agricoltura».

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