economia

Dalla green economy 102 mld di Euro di valore aggiunto e quasi 3 milioni di posti di lavoro

Oltre 370.000 le aziende italiane (ossia il 24,5% del totale) dell’industria e dei servizi che dal 2008 hanno investito, o lo faranno entro quest’anno, in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Orientamento che si conferma un fattore strategico pure per il made in Italy:

rapporto greenLa green economy in Italia è ormai un’occasione colta, più che una opportunità ancora da cogliere. Ad indicarlo sono i numeri di GreenItaly 2015, il sesto rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai,  presentato oggi a Roma. Rapporto che misura e pesa la” forza” della green economy nazionale i cui dati indicano che un’impresa su quattro dall’inizio della crisi ha scommesso su innovazione, ricerca, design, qualità legati alla  green economy. Sono infatti 372.000 le aziende italiane (ossia il 24,5% del totale) dell’industria e dei servizi che dal 2008 hanno investito, o lo faranno entro quest’anno, in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Orientamento che si conferma un fattore strategico pure per il made in Italy:  alla green economy il tessuto produttivo nazionale deve già 102,497 miliardi di valore aggiunto – pari al 10,3% dell’economia nazionale – e 2milioni 942mila  occupati che applicano competenze “verdi”. Una cifra che corrisponde al 13,2% dell’occupazione complessiva nazionale ed è destinata a salire ancora entro dicembre. Dalla green Italy infatti arriveranno quest’anno 294.200 assunzioni legate a  competenze specifiche: ben il 59% della domanda di lavoro.  Solo quest’anno, incoraggiate dai primi segnali di ripresa, 120.000 imprese hanno investito green, o intendono farlo entro dicembre, il 36% in più rispetto al 2014. E in termini di risultati, nei bilanci, nell’occupazione e nelle performance ambientali del Paese, che rendono l’Italia, nonostante i tanti problemi aperti, il leader europeo in alcuni campi dello sviluppo sostenibile. Dati che indicano la direzione da seguire, un fattore indubbiamente molto rilevante in vista rapporto green 2dell’importante vertice Onu sul clima che a dicembre riunirà il mondo a Parigi:  “La vocazione italiana alla qualità si esprime in una tensione al futuro che ha avuto proprio nella green economy uno strumento formidabile per migliorare i processi produttivi, realizzare prodotti migliori, più belli, apprezzati e responsabili. Puntando sul green non solo il made in Italy ha coniugato qualità, tradizioni, innovazione e competitività, ma ha aperto la via dell’economia circolare. Un’economia in cui un’Italia che fa l’Italia è già in campo, che è strategica anche per il Pianeta e può rappresentare il nostro contributo alla Cop21 di Parigi” ha spiegato Ermete Realacc presidente di Fondazione Symbola . Concetti condivisi e ulteriormente declinati da Ivan Lo Bello  presidente di Uniocamere L’evoluzione ecosostenibile di una buona parte del nostro sistema produttivo è stata funzionale alla crescita della qualità delle nostre produzioni e della loro capacità competitiva . E’ importante fare emergere con queste analisi l’Italia dell’innovazione che scommette sul futuro. Continuare a far crescere questo volto ‘verde’ della nostra economia vuol dire anche adoperarsi per creare un contesto più innovativo e competitivo. Le Camere di commercio sono già coinvolte su questo fronte e intendono moltiplicare il proprio impegno. Nella convinzione che, oggi, la scelta della sostenibilità non sia rinviabile”.

 

 

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