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Italia 2a al mondo per “rientro” attività produttive. A ribadirlo l’ultimo Rapporto Eurispes

Tra le 60 schede che completano il Rapporto Italia 2016 di Eurispes che fotografa impietosamente la situazione socioeconomica al 2015, una scheda approfondisce il fenomeno del "back reshoring" apertamente indicato dal centro studi socioeconomici come “nuova opportunità” per il Made in Italy.

GianMariaFara presidente EurispesPresentato stamattina a Roma, presso la Sala Conferenze della Biblioteca Nazionale Centrale, il Rapporto Italia 2016 di Eurispes studio giunto quest’anno alla 27a edizione. A presentare i risultati che ogni anno fotografano la situazione sociale del Paese, Gian Maria Fara presidente, e fondatore, dell’Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali. Come per le precedenti edizioni,  lo studio è strutturato sulla base di sei “dicotomie”, illustrate attraverso altrettanti saggi accompagnati da sessanta schede fenomenologiche. Ad arricchire il Rapporto dai toni molto forti nell’esposizione, le indagini campionarie che nell’edizione di quest’anno hanno sondato alcuni dei temi tradizionalmente proposti da Eurispes tra cui, la (difficile) situazione economica delle famiglie e i consumi, la fiducia (sempre scarsa) nelle Istituzioni, l’Euro –  l’Europa (ed il montante euroscetticismo), l’occupazione ed il mondo del lavoro. Ambito quest’ultimo in cui viene dettagliata un’analisi (scheda) sul back reshoring indicato come “nuova opportunità” per il Made in Italy”. Rientro delle produzioni all’interno dei Paesi di origine manifestatosi a livello mondiale oltre un decennio fa, ma salito alla ribalta delle cronache economiche, e non, soprattutto per effetto della crisi. E se da un lato non c’è da sorprendersi se le aree maggiormente interessate al rientro delle produzioni “delocalizzate” sono l’Europa Occidentale ( 51,6%) ed il Nord America (46,8), lo stesso forse non si può affermare sul dato che vede essere l’Italia, tra i Paesi UE, collocarsi al primo posto con 79 attività di produzione rientrate, numerosità che stando ad Eurispes è seconda, nel mondo, solo a quella registrata negli USA . Il 40,7% dei 194 casi  europei di rimpatrio delle produzioni riguardano infatti l’Italia, seguono Germania (20,1%), Regno Unito (19,1%) e Francia (11,9%). I due terzi circa (60,3%), sono rientrate dalla Cina, in particolare del settori moda ed elettromeccanica, ed il 12,5% dai restanti Paesi asiatici. Sensibili il “rientro” pure dai Paesi dell’Europa dell’Est (11,1%)  e dagli altri Stati dell’Europa Occidentale (7,9%).

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