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Sconto Ecobonus frena costruzioni. Superammortamento spinge macchinari

Il settore delle costruzioni comincia a risentire dell'effetto sconto in fattura. Secondo Confartigianato, ciò sarebbe dipeso anche dal disorientamento provocato dallo sconto in fattura dell'ecobonus. Misura che nell’arco dell’intero quinquennio provocherebbe una pesante riduzione di fatturato arrivando a toccare il 37% per le piccole e micro imprese che sviluppano "solo" la meta del proprio fatturato sul mercato della riqualificazione energetica

Sconto ecobonus frena costruzioniStando alla rielaborazione dei dati ISTAT da parte dell’ufficio Studi di Confartigianato oltre alla crescita zero del PIL nel secondo trimestre 2019 (a fronte del +0,2% della media Eurozona) i dati mostrano due tendenze diverse per i settori produttivi.

Tendenze che si  ritiene essere “spinte” da provvedimenti legislativi che per impianti e macchinari hanno favorito gli investimenti delle imprese , mentre per le costruzioni li hanno frenati.

Nel primo caso, investimenti in impianti e macchinari, risulta essere in particolare il ripristino del superammortamento a sostenerne la crescita congiunturale del 5,3%; crescita robusta che segue il calo dell’1,7% nel primo trimestre dell’anno contestuale alla mancata proroga dell’incentivo fiscale nella legge di bilancio 2019.

Di segno opposto, invece, la situazione nelle costruzioni. Dopo quattro trimestri consecutivi di crescita, gli investimenti tornano in territorio negativo (-0,4%). Tale andamento preoccupa particolarmente le micro e piccole imprese – che in Italia determinano l’88,9% dell’occupazione del comparto, ben 13,6 punti superiore al 75,3% della media Ue – anche a causa dell’inevitabile spiazzamento subito nel settore degli interventi incentivati dall’ecobonus derivati dall’introduzione dell’opzione offerta al committente di poter chiedere lo sconto anticipato in fattura dell’importo eventualmente spettante.

Stando a quanto rilevato nella nota Detrazioni ecobonus con sconto in fattura. Effetti su impresa-tipo di 5 addettipresentata nell’ambito dell’ultima Assemblea di Anaepa Confartigianato Edilizia, nell’ipotesi in cui gli interventi per efficienza energetica pesano per il 50% del fatturato  dell’azienda (serramentistica, impiantistica ecc),dal quarto anno, tale anticipo la porrebbe definitivamente fuori dal mercato.

Secondo infatti i dati elaborati attraverso la definizione di una impresa tipo, nei primi tre anni lo sconto praticato ai clienti rimane inferiore alle somme versate all’Erario – imposte su reddito, ritenute dei dipendenti, contributi, Irap e Iva – consentendone quindi il completo recupero, ma dal quarto anno questa condizione non si avvera più e l’impresa è costretta, per quell’anno, a rinunciare al recupero di gran parte degli interventi incentivati; nel quinto anno la rinuncia per incapienza diviene  TOTALE.

Per tale tipologia di impresa (che rappresenta il 42% di quelle operanti sul mercato) nell’arco dell’intero quinquennio la riduzione del fatturato conseguente all’accettazione dello sconto in fattura dell’ecobonus si collocherebbe intorno al 37%.

E se la stessa impresa fosse fortemente indirizzata su tali interventi (75% del fatturato) sarebbe in grado di sostenere lo sconto in fattura per soli 2 anni dei 5 anni previsti.

Lo sconto, infatti, potrebbe essere recuperato solo nel primo biennio mentre già dal terzo anno si registrerebbe una incapienza di versamenti all’Erario per la quasi totalità dei lavori e nell’ultimo biennio si imporrebbe la rinuncia al recupero della totalità dei lavori incentivati.

Condizioni che peggiorano ulteriormente nel caso in cui l’impresa tipo considerata non riesca a compensare i mancati ricavi sul mercato sostenuto dall’ecobonus su altri segmenti di mercato (immobili non residenziali, nuove costruzioni, ecc.,) in quanto la riduzione dei ricavi diminuisce gli oneri fiscali utilizzabili per la compensazione.

 

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