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Acciaio per costruire città e… ponte: 30mila tonnellate per quello di Genova

Il prossimo 3 agosto sarà inaugurato il nuovo ponte di Genova , opera che è stata al centro del seminario online “L’acciaio per costruire le città, gettare ponti, creare reti”

 

Ponte di genova. Siro Dal Zotto, responsabile produzione e area tecnica di Fincantieri InfrastructureIl nuovo Ponte per Genova che sarà inaugurato il 3 agosto, quale esempio di come l’acciaio possa essere la colonna portante del nuovo modo di costruire le città. Questo il tema portante del webinar di siderweb L’acciaio per costruire le città, gettare ponti, creare reti”, organizzato in collaborazione con Guamari, la società di ricerca che presidia il mondo della progettazione e della costruzione. Un evento sponsorizzato da Coface, Danieli Automation, Metallurgica Legnanese, RICREA e UBI Banca e con il patrocinio di Assofermet, Assofond, Federacciai e Fondazione Promozione Acciaio.

Ad entrare nei dettagli della progettazione e della costruzione del nuovo Ponte di Genova Siro Dal Zotto, responsabile produzione e area tecnica di Fincantieri Infrastructure (nell’immagine in apertura). «La scommessa – ha ribadito – è stata industrializzare un’opera molto particolare, sia per il suo valore iconico e simbolico sia per la sua importanza intrinseca».

Per far ciò «nei tempi stringenti richiesti», Fincantieri ha deciso di utilizzare le risorse interne del gruppo, rimodernando gli impianti della ex Cordioli di Valeggio sul Mincio, con l’installazione di nuovi macchinari dove sono state realizzate le parti saldate del ponte.

Queste componenti sono state poi trasportate nei siti Fincantieri di Castellamare di Stabia e di Sestri Ponente, dove sono state assemblate e portate in cantiere, per la posa in opera.

Duferco, che con la divisione siderurgica Duferdofin-Nucor è il primo produttore nazionale di travi, con una capacità di 950mila tonnellate l’anno, ha fornito quasi 500 delle circa 30mila tonnellate di acciaio impiegate nel Ponte per Genova.

«Noi non vendiamo travi, ma progetti – ha dichiarato nel proprio intervento Antonio Gozzi, CEO di Duferco-. Per esempio, nella progettazione di un ponte ci si deve confrontare con temi quali “luci”, campate, spazi larghi, flessibilità dei materiali: tutti argomenti che affrontiamo sempre quando studiamo i materiali che escono dai nostri stabilimenti e lavoriamo per migliorarli».

L’acciaio, secondo Gozzi, «deve diventare sempre più sostenibile. Quello ottenuto da forno elettrico è già la più grande macchina di economia circolare in Europa. Ormai le acciaierie moderne recuperano il 100% delle acque utilizzate ed il 90% delle scorie di lavorazione, oltre ad aver avviato dei piani che le portano a utilizzare sempre più energia elettrica da fonti rinnovabili».

Proprio sulla rivoluzione che la progettazione sta vivendo si è concentrata l’architetto Patricia Viel, cofondatrice dello studio di progettazione Antonio Citterio Patricia Viel. «Abbiamo i mezzi, grazie alla modellazione, per studiare i manufatti edilizi nel loro comportamento in termini previsionali. Dobbiamo lasciarci alle spalle il sistema di regole di carattere tipologico, di prevenzione e sicurezza, gestionale, igienico-sanitario, figlio di un modo di progettare che non è più il nostro» ha spiegato detto Viel, rispondendo alle domande del professor Aldo Norsa, direttore scientifico di Guamari.

Sarebbe necessaria una «contaminazione funzionale»: negli edifici post Covid ci sarà bisogno di «un’ibridazione di funzioni, affinché offrano spazi per il lavoro flessibili e adattabili, ma anche ospitalità, luoghi per gli incontri», tenendo conto nei nuovi bisogni di distanziamento sociale ed elasticità organizzativa.

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