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Piccole e micro imprese italiane: personale cercasi entro l’anno

A dettagliarlo per le PMI l'indagine condotta dalla CNA su un campione di oltre 2mila tra artigiani, micro e piccole imprese, rappresentativo della realtà imprenditoriale nazionale, composto per più del 90% da imprese con meno di dieci addetti.

 

Da un lato i dati ISTAT che indicano per il mese di luglio una lieve contrazione degli occupati (-0,1%) dall’altro un sondaggio  che rileva come  oltre la metà delle micro imprese italiane sarebbe intenzionata ad assumere personale nei prossimi sei mesi, temendo però di non poterle fare  a causa della “impossibilità” di reperire le figure professionali necessarie all’attività aziendale, dagli operatori di macchine automatiche, ai muratori; dagli esperti informatici, ai camerieri, ecc.

A rilevarlo una indagine condotta dalla CNA su un campione di oltre 2mila tra artigiani, micro e piccole imprese, rappresentativo della realtà imprenditoriale nazionale, composto per più del 90% da imprese con meno di dieci addetti.

Nel dettaglio il 55,1% delle imprese che hanno partecipato all’indagine vorrebbe assumere personale entro gennaio 2022. E se la maggioranza (52,7%) ipotizza una sola assunzione , il 33,8% propende per due e l’8,2% per tre. Assunzioni di personale, viene sottolineato, non destinate a fare fronte a un aumento meramente temporaneo della domanda.

Quasi due nuovi lavoratori su tre, infatti, sarebbero assunti con contratti stabili: il 29,4% a tempo indeterminato, il 20,2% con l’apprendistato, il 14,8% con il tirocinio formativo.

Solo il 27,7% delle imprese rispondenti ha dichiarato di  puntare sul tempo determinato, che comunque rappresenta la formula giuridica più idonea a soddisfare la flessibilità richiesta da larga parte delle imprese più piccole. Marginale risulta invece il ricorso alle collaborazioni professionali (4,1%) e al lavoro occasionale (3,8%).

Però, come accennato in apertura, la volontà /necessità delle imprese – e in particolare delle imprese artigiane, micro e piccole – di ampliare gli organici anche in funzione delle nuove ed impellenti necessità richieste dal mercato a seguito della pandemia rischia  di essere frustrata dalle difficoltà, spesso insormontabili, nel trovare le figure professionali di cui hanno bisogno.

Solo il 12,9% delle imprese che hanno dichiarato di stare assumendo, o essere prossime a farlo, ha dichiarato di non avere avuto (o è convinto che non avrà) problemi a selezionare candidati, dotati delle competenze richieste, disposti ad accettare l’offerta. All’opposto, la stragrande maggioranza del campione (79,9%) ha denunciato di non riuscire  a trovare candidati idonei alle mansioni richieste;  con il il rimanente 7,2% che denuncia di avere incontrato candidati insoddisfatti delle offerte economiche proposte dalle imprese.

Sotto questo aspetto, pure la “semplice” comparazione tra la rilevazione ISTAT con  sondaggio  l’indagine CNA dimostra la grave difficolta del nostro sistema di creare dei percorsi efficaci  nel coniugare domanda e offerta di lavoro. A rimarcalo il  41,1% delle imprese campionate che ha ammesso di cercare il personale prevalentemente tramite il cosiddetto passaparola.

Percentuale quota quasi doppia rispetto a quella delle imprese che si rivolgono alle agenzie interinali e di ricerca/selezione del personale (21,5%). Il 16,6% del campione si indirizza a scuole e/o a istituti di formazione. L’11% si affida ai mezzi di comunicazione specializzati. E appena il 3,8% ricorre ai centri per l’impiego. A riprova del fatto che il canale pubblico riesce solo per una esigua parte a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

“L’annunciata riforma delle politiche attive del lavoro non potrà esimersi dall’affrontare la questione della riorganizzazione delle strutture dedicate al collocamento né dall’adattare i percorsi formativi alle esigenze del mondo produttivo- sottolinea CNA – Un obiettivo indispensabile per consentire all’Italia di agganciare i nuovi driver dello sviluppo che richiedono competenze adeguate.”

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