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Mercato dell’acciaio bloccato. Prezzi in calo, momento delicato

Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi siderweb presentata oggi, nel primo bimestre l’import di materie prime siderurgiche è aumentato ma stando alle tendenze rilevate potrebbe trattarsi solo dell'unica positiva anomalia

Mercato acciaio bloccato. Prezzi in calo, momento delicato Dopo la (costosa) fiammata post pandemia, il mercato dell’acciaio sta patendo dal punto di vista produttivo a livello globale. In particolare, in Ue l’output di acciaio risulta essere in calo da 17 mesi consecutivi; in Italia, lo è stato in 15 degli ultimi 17 mesi.

Stando a quanto rilevato dall’analisi dell’Ufficio Studi siderweb reso nota oggi nel corso del webinar MERCATO & DINTORNI si sarebbe registrata una grande differenza nell’andamento di prodotti lunghi e piani, segno che «è un problema di mercato, non di prodotto» ha sottolineato Stefano Ferrari (responsabile dell’Ufficio Studi)nel commentare i dati. Quanto alla bilancia commerciale italiana nel settore siderurgico, siamo oramai sui minimi delle importazioni nette da inizio 2021: «Il mercato è bloccato non solo da parte dell’offerta, ma anche della domanda. Stiamo chiamando poco materiale dall’estero». Ormai da mesi il consumo di acciaio si sta raffreddando.

Eppure i mesi di gennaio e febbraio 2023 (ultimi dati disponibili) sembrano in controtendenza con lo scenario delineato, perché le importazioni di materie prime siderurgiche sono aumentate rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ma questa crescita potrebbe essere stata frutto «dell’apertura di una peculiare finestra di mercato e di particolari condizioni favorevoli che poi molto probabilmente si sono progressivamente ridotte. Inoltre -ha aggiunto Ferrari – i prezzi sono in calo. La situazione è ancora delicata e non credo che ci siano inversioni di rotta in vista almeno fino all’estate».

Andamento rottame e ferroleghe

Comunque, stando ai dati disponibili sempre relativi al primo bimestre dell’anno, l’import di rottame risulta essere aumentato di 60mila tonnellate (+7%) rispetto allo stesso periodo del 2022. Circa 130mila tonnellate sono arrivate dalle Americhe (Usa e Venezuela soprattutto), «fornitori quantomeno originali per il mercato italiano» ha spiegato Ferrari.

Pure l’export  risulta cresciuto (2%). Ancora un aumento, dunque, dopo che «l’anno scorso era stato toccato il record storico di 800mila tonnellate». In dettaglio, nel prio bimestre la Turchia avrebbe aumentato ancora gli acquisti di rottame italiano, coprendo il 53% del mercato. Seppur su volumi bassi, l’export di rottami verso l’India ha volumi bassi ha  registrato una crescita del 170%; la Germania ha segnato un +125% e l’Austria +100%.

All’opposto l’esportazione di ferroleghe registrerebbero un calato dell’11%, soprattutto quello verso l’Europa. Il principale mercato, la Germania,  registra una frenata del 30%, l’Austria del 4% e la Francia del 15%.

Ferroleghe indicate come l’unica materia prima tra quelle analizzate i cui volumi importati  sono superiori a quelli registrati nel 2022, ma sotto quelli del 2021. A gennaio-febbraio 2023 l’importazione è aumentata del 10% ma esclusivamente per effetto del forte aumento (66%) di materia prima di provenienza asiatiche  e massicciamente  dipendente dall’India, (+80%), che diventa il maggior fornitore nazionale con 47mila tonnellate. Gli arrivi dall’Ue a dagli altri Paesi europei risulta infatti essere diminuiti del 30%.

Russia sempre il maggior fornitore di ghisa

Sempre in relazione all’andamento registrato nel primo bimestre di quest’anno, le importazioni di ghisa farebbe segnare una crescita del 6% in termini tendenziali. La Russia resta il maggiore fornitore, con una quota di mercato del 68% con volumi aumentati del 33%, mentre quelle dall’Ucraina farebbero  segnare un “crollo” del 72%. Nel periodo   l’import dal Sud Africa farebbe registrare un aumento record del 250%. Aumentano pure le esportazioni ( +30%) ma sempre con riferimento a risicati.

Andamento prezzi 

Passando alle valutazioni dei prezzi rilevati, stando allo Scrap Index (rappresentativo dell’andamento del complesso dei rottami in acciaio al carbonio sul mercato italiano) si registra una diminuzione abbastanza importante a partire da marzo-aprile, a causa della «domanda inferiore delle acciaierie e del calo del mercato internazionale, in particolare della Turchia» ha motivato Ferrari.

Prezzo che per la ghisa tra il 21 marzo e il 30 maggio si sarebbe registrata una perdita  di 54 dollari la tonnellata. «Il mercato sembra abbastanza depresso ed è ancora in calo: nell’ultima settimana sono stati persi ulteriori 15 dollari la tonnellata» ha spiegato Ferrari. Quanto alle ferroleghe, dopo massimo storico toccato ad aprile 2022 c’è stato un calo costante. Il ferrosilicio è sceso dai massimi di 4.100 a 1.771 euro la tonnellata; il prezzo del ferromanganese risulta essere passato da 1.442 a 1.068, mentre quello del  siliciomanganeseda 1.950 a 1.053 euro sempre la tonnellata.

 

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