Gli under 35 non sembrano avere dubbi: ad un impiego tradizionale, ripetitivo, imprigionato in gerarchie, orari e compiti, preferiscono il “buon lavoro”, un lavoro centrato su obiettivi coinvolgenti che permetta di esprimere convinzioni, valori e passioni. E’ quanto emerge dal 4° Radar artigiano condotta dal Censis per Confartigianato. Ricerca che si articola su due linee di riflessione, analisi, interpretazione e proposta:
– cosa i giovani oggi si aspettano dal lavoro;
– cosa dell’artigianato è in grado di rispondere alle attese di senso dei giovani.
Tra i requisiti del “buon lavoro”, inoltre, emerge prepotente la voglia di autonomia nei contenuti e nella gestione di tempi e orari, tutti aspetti che poi per tanti giovani coinciderebbero con l’avvio di una propria impresa, soluzione apprezzata ma troppo spesso confinata a sogno reso proibito dalla percezione di rischi troppo alti.
Il buon lavoro, come mix originale di valori tradizionali e nuove attese soggettive, per i giovani è tutt’altro che da rifiutare perché dà un importante contributo all’upgrading del benessere soggettivo.
Il 61,2% dei 18-35enni definisce il lavoro una necessità per avere reddito per soddisfare bisogni e desideri, di contro al 38,8% che lo considera un modo per realizzarsi nella vita. Inoltre, il 74,2% dei giovani ritiene che la propria identità non dipenda dal lavoro che svolge o svolgerà in futuro; opinione condivisa dal 76% degli occupati e dal 72,5% degli studenti.
All’80% dei 18- 35enni non piace poi l’idea di una vita in cui il lavoro è centrale: opinione condivisa dal 79,4% degli studenti e dall’80,7% degli occupati, nonché trasversalmente prevalente in tutti i gruppi sociali.
Infatti, per il 90,7% dei giovani occupati e per il 92,5% degli studenti la priorità è avere tanto tempo libero per sé stessi, la famiglia, le proprie passioni, priorità anch’essa condivisa da tutti i gruppi sociali. Inoltre, Il 67,8% dei 18-35enni ritiene che in Italia si lavori troppo, valore che sale al 71,1% tra i 26-35enni.
Secondo l’indagine, l’80% dei giovani tra 18 e 35 anni non considera il lavoro il fulcro della propria vita e il 91% ritiene invece prioritario avere tanto tempo libero per sè, per la famiglia e per coltivare le proprie passioni.
Tra lavorare per vivere e vivere per lavorare gli under 35 scelgono quindi decisamente la prima opzione: il 61,2% vede, infatti, il lavoro come una necessità per soddisfare bisogni materiali, mentre solo il 38,8% pensa che sia un modo per realizzarsi.
Il 94,1% dei giovani 18-35enni associa il buon lavoro alla possibilità di fare cose interessanti, che appassionano e coinvolgono, il 93,9% a un bell’ambiente di lavoro con colleghi e capi con cui avere buone relazioni, il 92,3% a una sede lavorativa accogliente, il 91,7% all’essere riconosciuto, tenuto in considerazione e il 91% all’avere l’opportunità di continuare a imparare sempre cose nuove, diverse utili.
Dei pilastri del lavoro ideale indicati dai giovani non pochi sono rintracciabili nel lavoro artigiano, che gode nell’immaginario giovanile di una reputazione molto positiva, tanto che a più di un terzo dei giovani che non vi lavorano piacerebbe fare un lavoro artigiano.
Le attività imprenditoriali artigiane spiccano come un’opportunità di lavoro interessante, indicata dal 39,3% dei giovani, proprio per la possibilità di esprimere la propria creatività, concretizzare idee e progetti, operare in autonomia, realizzare prodotti unici, belli e ben fatti e portarli nel mondo. Ma il 51,5% dei giovani vede l’avvio di un’impresa come un sogno proibito, soprattutto a causa delle difficoltà burocratiche.
Per aiutare i giovani a superare timori e ostacoli e a costruirsi un futuro da imprenditori, Confartigianato ha avviato l’iniziativa ‘L’artigianato che ci piace’, un ciclo di incontri iniziato a luglio che nei prossimi mesi toccherà diversi territori italiani, puntando proprio a far esplorare ai ragazzi il valore delle competenze manuali nell’era digitale, l’importanza dell’innovazione nel settore artigiano, l’orientamento e la formazione professionale, le opportunità offerte dall’apprendistato per l’inserimento nel mondo del lavoro, il passaggio generazionale in azienda.
“Con questo ‘format’ che portiamo in tutta Italia – ha sottolinea Marco Granelli, Presidente di Confartigianato – mostriamo concretamente ai giovani quanto l’artigianato contemporaneo può soddisfare la loro voglia di esprimere talento, indipendenza, di intrecciare tradizione e innovazione, manualità e digitale e li guidiamo in un percorso che può sfociare nella creazione di un’impresa di successo”.
Accanto a Confartigianato in questo impegno c’è Vincenzo Schettini, professore di fisica e influencer. “E’ un’opportunità da non perdere – spiega Schettini – quella di parlare di artigianato ai giovani e alle loro famiglie perchè è un mondo che racchiude tantissime attività dalle infinite possibilità di lavoro. In un’era di incredibile evoluzione dell’apprendimento, noi professori possiamo essere il gancio con il futuro. Sono convinto che questo rappresenterà l’inizio di una rivoluzione per offrire ai ragazzi una nuova visione dell’artigianato”.
(immagine apertura cortesia Get Assist)