Curiosità

Per parlare scorrevolmente serve velocissimo coordinamento celebrale

Negli spazi definiti dai ricercatori consonanti e vocali occupano regioni distinte

Stando a quanto riportato dalle rivista “Le scienze” riprendendo un articolo pubblicato sulla statunitense “Nature” parlare scorrevolmente richiede una coordinazione rapidissima dei movimenti di diverse strutture anatomiche: anche piccoli sfasamenti si tradurrebbero in una “catastrofe fonetica”. Per la prima volta gli specifici modelli di attività neurale che sottostanno alla nostra capacità di parlare in modo scorrevole sono stati individuati da un gruppo di neuroscienziati dell’Università della California a San Francisco. Essa rivela come pur se quasi tutti imparano a parlare senza sforzo, la produzione fluente delle parole costituisca una delle attività umane più complesse, che richiede un movimento perfettamente coordinato e in tempi rapidissimi di tutte le parti del corpo coinvolte nell’articolazione della parola: dalle labbra alla mascella fino alla lingua e alla laringe. Ciascuna di queste parti, inoltre, può muoversi in molti modi diversi, producendo, anche con piccole variazioni, notevoli differenze nei suoni emessi. La registrazioni corticali dirette ad alta risoluzione eseguite mentre i soggetti leggevano ad alta voce una serie di parole con la più ampia gamma di suoni comunemente usati in inglese e americano hanno messo in evidenza una gerarchia funzionale di stati della rete cerebrale che presiede alla coordinazione dei movimenti articolatori durante il discorso ben distinta dalla gerarchia anatomica che si può individuare nella corteccia motoria. Nello “spazio degli stati” corticale definito dai ricercatori consonanti e vocali occupano comunque regioni distinte.

Stando a quanto riportato dalle rivista Le scienzeParlare scorrevolmente richiede una coordinazione rapidissima dei movimenti di diverse strutture anatomiche: anche piccoli sfasamenti si tradurrebbero in una “catastrofe fonetica”. Per la prima volta sono state ora individuate le reti che orchestrano questo complesso lavoro, scoprendo che si reggono su una complessa gerarchia funzionale, ben distinta da quella anatomica che si riteneva presiedesse a questo compito

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