Il ritardo dei pagamenti per PA e imprese ha registrato un importante cambiamento grazie a una Direttiva (la 2011/7/UE) emanata dall’UE. Come riportato pure su questo spazio, essa stabilisce regole chiare in tema di pagamento di beni e servizi acquistati dal settore pubblico. Ne abbiamo parlato in un articolo in pubblicazione sul fascicolo di marzo della nostra rivista, anticipando i punti salienti con la notizia diffusa il 5 febbraio, all’indomani del seminario al quale abbiamo partecipato, ricordando quale data importante quella del 16 marzo, entro la quale tutti gli Stati membri avevano l’obbligo di trasporre e applicare tale direttiva. Nella sua trasposizione l’Italia è a buon punto. Si trova solo a dover chiarire alcuni aspetti tecnici, ma il recepimento c’è. E nonostante la (già) non rosea situazione dei conti pubblici, la liquidazione di debiti commerciali da parte dello Stato a favore delle imprese “potrebbe rientrare tra i fattori attenuanti” nel momento in cui sarà valutata la conformità del bilancio pubblico italiano con i criteri di deficit e debito del patto di stabilità. Questo è quanto hanno affermato in una una nota congiunta Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione europea, Responsabile per l’Industria e l’imprenditoria, e Olli Rehn, commissario UE agli Affari economici. In altre parole la Commissione europea sarebbe «…Pronta a cooperare con le autorità italiane per aiutare l’attuazione tecnica del piano di liquidazione del debito commerciale pregresso e accoglierebbe con favore la disponibilità di informazioni più dettagliate e aggiornate sull’attuale ammontare di tale debito da parte di ogni livello di amministrazione pubblica». È la prima volta che l’esecutivo europeo indica chiaramente che i pagamenti ritardati alle imprese possono essere scontati ai fini della vigilanza europea sui conti pubblici.