Superata la fase di inchiesta pubblica che ancora ne connaturava la stesura del testo a dicembre 2016 quando fu oggetto di un dettaglio primo piano su “serramenti + design“, la norma tecnica volontaria UNI 11673-1 “Posa in opera di serramenti – Parte 1: Requisiti e criteri di verifica della progettazione” è stata pubblicata. Elaborata dal Gruppo di Lavoro 12 “Finestre, porte, chiusure oscuranti e relativi accessori” definisce le metodologie di verifica dei requisiti di base dei progetti di posa in opera dei serramenti e fornisce indicazioni di carattere progettuale. Le metodologie descritte dalla norma sono finalizzate alla verifica delle prestazioni dei giunti d’installazione con particolare riferimento a: isolamento termico, isolamento acustico, permeabilità all’aria, resistenza meccanici al carico del vento e ai carichi propri, durabilità e manutenibilità, composti organici volatili (VOC / COV) indoor e sostenibilità, comportamento termo-igrometrico e traspirabilità; requisiti dei materiali di sigillatura e riempimento; compatibilità tra tipologie di sigillanti; resistenza all’effrazione e prestazioni degli accessori e componenti. Ricordiamo che la UNI 11673-1 affianca la decana norma UNI 10818 che è stata oggetto di revisione nel 2015 che definisce ruoli e responsabilità dei diversi soggetti che intervengono nel processo di posa in opera dei serramenti (dal progettista, all’impresa edile, al fabbricante, al posatore fino all’utente finale). Sempre a cura dello stesso Gruppo di Lavoro altre due norme sulla posa in opera sono state preannunciate. Una dovrebbe riguardare i criteri di qualificazione dei posatori mentre l’altra dovrebbe indicare i principi tecnici della posa a regola d’arte dei serramenti e le modalità di verifica e controllo delle modalità di posa in opera. La qualità della posa in opera si avvia concretamente a diventare un ambito ancora più competitivo rispetto all’attuale. Per gli attori più attenti, questa prevedibile evoluzione del mercato non potrà che costituire un’opportunità di crescita imprenditoriale e professionale. Ma come già sottolineammo a dicembre “a queste possibili luci potrebbero corrispondere anche delle ombre. Come è già successo per i protocolli di certificazione della sostenibilità degli edifici e per i marchi di qualità dei prodotti, esiste il rischio di una proliferazione dei “label” dedicati all’installazione che, anche in questo caso, poco gioverebbe alla trasparenza dell’offerta e, in ultima analisi, alla credibilità degli operatori più capaci.“
