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Segnali di ripresa per il mercato dell’acciaio italiano ma permangono criticità importanti

Giro d’affari cresciuto in un anno di oltre il 20%. Risultato netto a 1,3 miliardi di euro. Il settore è solido, ma vanno affrontate in modo rapido alcune criticità alcune delle conclusioni dell’analisi dell’Ufficio Studi siderweb Bilanci d’Acciaio presentato oggi a Brescia

Un momento della presentazione della 10a edizione dello studio Bilanci D'acciaioSegnali di stabilità e di progresso arrivano dal mercato dell’acciaio nazionale,  la cui filiera lo scorso anno ha consolidato, e in taluni casi migliorato, i propri risultati economici e operativi rispetto al 2016. Restano comunque alcune criticità che devono essere rapidamente affrontate: tra di esse, la tenuta del valore aggiunto; la perdita di redditività dei centri servizio, seppur dopo un biennio soddisfacente; la solidità carente di commercio di rottame e ferroleghe.

È quanto emerge dalla decima edizione dello studio Bilanci d’Acciaio presentato oggi a Brescia. Analisi, ideata dall’Ufficio Studi siderweb e realizzata in collaborazione con il prof. Claudio Teodori e il ricercatore Cristian Carini dell’Università degli Studi di Brescia, che valuta la situazione reddituale, finanziaria e patrimoniale delle imprese siderurgiche nazionali attraverso la lettura e l’interpretazione dei dati dei bilanci di esercizio 2017.

Decima edizione cresciuta ancora come quantità di dati rilevati: i bilanci analizzati sono stati infatti oltre 4mila, contro i circa 3.700 del 2017. Le imprese appartengono a 5 comparti: produzione di acciaio, centri servizio, distribuzione, commercio di rottame e ferroleghe, utilizzatori.

Siamo giunti alla decima edizione di Bilanci d’Acciaio e i risultati economici delle imprese della filiera ci presentano, nella fotografia scattata a fine 2017, un quadro positivo con redditività e fatturati in crescita rispetto all’anno precedente. Da alcuni mesi a questa parte – ha sottolineato Emanuele Morandi, presidente di siderweb – la ripresa globale ha però perso smalto, anche a causa dell’incertezza creata dalle tensioni politiche e commerciali. Dobbiamo fare i conti con un contesto nazionale e internazionale nettamente mutato, che richiede maggiori attenzioni e capacità di allargare le proprie visioni. Anche per questo è importante monitorare le operazioni straordinarie avvenute in Italia e all’estero negli ultimi anni, consapevoli che questo processo produrrà a breve ricadute importanti sulla filiera dell’acciaio in Italia”.

Crescono fatturato e redditività ma non il valore aggiunto

Il fatturato totale della filiera siderurgica nel 2017 è stato di circa 48 miliardi di euro (erano 39,6 nel 2016, +21,1%). Il reddito netto è ammontato a 1,3 miliardi di euro (contro i 656 milioni del 2016). La redditività è progredita in molti comparti e cluster. Nonostante questo, le scelte gestionali, in particolare in alcuni comparti, non sono riuscite a migliorare la capacità di produrre valore aggiunto (7,6 miliardi di euro in totale).

L’incidenza media del valore aggiunto sul fatturato è tornata ai livelli del 2015, al 15,5% (era stata del 17% nel 2016). Il 79% del valore aggiunto complessivo è generato dalla produzione, il 7% dalla distribuzione, il 9% dai centri servizio e il rimanente 5% dal commercio di rottame e ferroleghe. Un assetto rimasto pressoché invariato rispetto al 2016. L’Ebitda ammonta a 3,7 miliardi di euro, il 7,8% del fatturato.

Rimane sui medesimi livelli del 2016 (con un decremento solo nei centri servizio) e quindi insoddisfacente. Solo nella produzione l’incidenza sul giro d’affari si avvicina al 10%; negli altri comparti il dato è molto lontano da questa soglia. La solidità del settore è leggermente progredita. La posizione migliore è della produzione, grazie a una maggiore capitalizzazione, e della distribuzione.

Di molto sotto la media i centri servizio, soprattutto a causa dell’indebitamento. Carente la solidità del commercio di rottame e ferroleghe. Le imprese sono comunque in media robuste e il costo del denaro – che crescerà – è ancora su livelli molto contenuti. “Sono momenti in cui è fondamentale decidere strutturalmente il futuro” del settore, il commento di Claudio Teodori, professore ordinario di Economia aziendale dell’Università degli Studi di Brescia.

La ripresa delle vendite vista sul mercato dell’acciaio nel 2017, e attesa da alcuni anni, “ha permesso una migliore copertura dei costi strutturali (lavoro, ammortamenti e godimento di beni di terzi), di natura soprattutto fissa. Tuttavia, poggiare il successo prevalentemente sui volumi può generare rischi nel medio-lungo termine se non si investe sulla qualità dei prodotti. Questo vale anche per la capacità di produrre flussi finanziari dal business tipico, che permane su livelli non ancora soddisfacenti. Le maggiori difficoltà si registrano, in prevalenza, a valle della filiera, che nel tempo sta peggiorando il proprio posizionamento” ha aggiunto Teodori.

Previsioni per l’anno in corso

Nel 2018 la congiuntura dell’industria siderurgica è stata ancora caratterizzata da una fase di crescita, anche se le turbolenze politiche e commerciali mondiali hanno cominciato a destare qualche preoccupazione, inducendo gli analisti a rivedere al ribasso le stime di crescita per la seconda parte dell’anno e, soprattutto, per il 2019” ha anticipato Gianfranco Tosini dell’Ufficio Studi siderweb. segnaNel corso dell’anno, è proseguita la crescita della produzione di acciaio in Italia, merito “dell’ulteriore incremento dell’attività dei settori utilizzatori, che ha registrato però segni di rallentamento nei mesi estivi“.

Tra gennaio e agosto, quasi tutti i settori hanno diminuito il tasso di crescita. “Significativo il rallentamento dell’attività del settore automotive – ha specificato Tosini -, particolarmente in Italia, dove l’indice della produzione è rimasto sostanzialmente stabile sul livello dei primi otto mesi del 2017“.

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