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Crisi dei ricavi spinge il 41,6% delle PMI a ricorrere a decreto liquidità

Secondo il Centro studi di Confartigianato la crisi di ricavi provocata dalla pandemia da COVID 19 ha reso necessario al 77,5% delle micro e piccole imprese fare ricorso ad uno o più strumenti per contrastare la crisi di liquidità

 

 

Il crollo dei ricavi a seguito dell’interruzione dell’attività produttiva durante l’emergenza sanitaria ha generato un fabbisogno di liquidità eccezionale e secondo il centro studi di Confartigianato ha reso necessario al 77,5% delle micro e piccole imprese fare ricorso ad uno o più strumenti per contrastare la crisi di liquidità.

Su tutti l’accensione di nuovo credito bancario, anche perché sostenuto da garanzie pubbliche attraverso il decreto ‘Liquidità’.

Decreto Liquidita che è risultato essere è lo strumento maggiormente utilizzato, indicato dal 41,6% delle micro e piccole imprese tra 3 e 49 addetti. 

L’ultimo rapporto in merito diffuso da Banca d’Italia segnala che, tra il 17 marzo e il 30 giugno, le domande pervenute relative alle misure introdotte con i decreti ‘Cura Italia’ e ‘Liquidità’ sono oltre 742 mila, per un importo di circa 43,2 miliardi di euro.

Tra le altre forme di credito bancario indicate dal Centro studi di Confartigianato , il 23,2% delle imprese ha scelto di utilizzare i margini disponibili sulle linee di credito.

Il differimento nei rimborsi dei debiti è la scelta compiuta dal 14,8% delle PMI, anche mediante la moratoria prevista dal DL 18/2020.

A tal proposito viene sottolineato che al 19 giugno sono pervenute dalle imprese – società non finanziarie – domande o comunicazioni di moratoria su prestiti per circa 187 miliardi di euro.

Tra gli strumenti non bancari, la modifica delle condizioni e dei termini di pagamento con i fornitori viene adottato dal 24,5% delle PMI; forma di gestione della liquidità che risulta essere più diffusa nelle imprese medio-grandi (29,3%).

Molto indicativo il fatto rilevato che una quota superiore al 20%  (21,2 il dato indicato) ha fronteggiato l’emergenza provocata dalla crisi dei ricavi facendo ricorso a mezzi propri: ovvero alle attività liquide presenti nel proprio bilancio, come i depositi bancari.

L’11,4% delle imprese risulterebbe avere modificato condizioni e termini di pagamento con i clienti, mentre l’8,7% delle imprese ha rinegoziato i contratti di locazione degli immobili strumentali.

Marginale il contrasto alla crisi di liquidità con interventi di modifica delle passività in termini di equity: il 5,5% delle imprese ha utilizzato strumenti di finanziamento alternativi al debito bancario, e solo il 2,5% ha indicato aumenti di capitale da parte della proprietà.

Trend italiano più basso dell’Eurozona

Nel contesto internazionale della mancata liquidità provocata dalla crisi dei ricavi  che si registra in tutti i Paesi dell’Eurozona e della Ue in generale, il trend della domanda alimentata dalle PMI italiane risulta essere i più bassi.

A maggio 2020 i prestiti alle imprese in Italia risulterebbero essere infatti aumenti del 2,2%, dinamica meno accentuata rispetto al +7,4% registrato in Eurozona.

Dinamica che nei maggiori Paesi vede i prestiti bancari erogati alle PMI della Francia crescere dell’11,4%, in Spagna del 9,5% e in Germania del 6,9%.

Tornando all’analisi dei dati sui prestiti erogati in Italia, il dettaglio  per dimensione d’impresa  evidenzierebbe secondo Confartigianato  un miglioramento generalizzato, con un persistente  ritardo per le imprese di minor dimensione: “a marzo 2020 i prestiti alle piccole imprese resterebbero in territorio negativo, registrando un calo dell’1,6%, che pur migliorando il -2,2% di dicembre 2019, sono in controtendenza rispetto all’aumento dell’1,2% dei prestiti al totale delle imprese, trend che inverte il segno rispetto -1,8% di tre mesi prima.”

Spostando l’analisi di dettaglio a livello territoriale nel primo trimestre 2020 si sarebbe registrata un aumento dei prestiti erogati alle piccole imprese, con un miglioramento rispetto al trimestre precedente, per Bolzano (+1,1%), Basilicata (+0,8%) e Puglia (+0,5%); in territorio positivo, ma in peggioramento i prestiti alle PMI in Calabria (+0,2%).

All’estremo opposto, diminuzioni meno intese si sarebbero registrate  di Sardegna (-0,4%), Molise e Sicilia (entrambi a -0,7%). Il calo più elevato indicato risulta esser quello della Valle d’Aosta (6,3%); flessioni significative , seppur in miglioramento, si indicano anche per Veneto (-3,7%), Marche (-3,1%) e Trento (-3,0%).

 

 

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