Ente

Consumi energia stabili con forte riduzione delle emissioni di CO2

Secondo l'analisi trimestrale condotta da ENEA il miglioramento è legato in gran parte all’andamento della componente decarbonizzazione e in misura minore all'aumento delle fonti rinnovabili anche se: “l’incremento della quota di FER sui consumi finali, che a fine anno dovrebbe raggiungere il target del 20,5%, superando il massimo storico del 2020, non è ancora in linea con la traiettoria necessaria a raggiungere il nuovo obiettivo del 40% al 2030”.

Consumi energia stabili con forte riduzione delle emissioni di CO2Consumi di energia sostanzialmente stabili, ma forte contrazione delle emissioni di CO2 . Seppur con dati ancora parziali è quanto rilevato nel 3° trimestre da ENEA e pubblicato nell’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano.

E se da un lato il lievissimo arretramento dei consumi (0,3%) registrato può essere ascritto alla combinazione tra la persistente debolezza dell’attività manifatturiera (accentuata dalla dallo stato di crisi della Germania tedesca) e una condizione climatica anomala per il periodo, quello della forte riduzione delle emissioni di CO2 è la risultante del calo delle fonti fossili per circa 1,5 Mtep (-40% l’utilizzo del carbone, -3% petrolio e gas) e dell’aumento delle rinnovabili per un valore di poco inferiore a 1,5 Mtep (+20% anno su anno, grazie soprattutto alla ripresa dell’idroelettrica). Nell’insieme dei primi tre trimestri dell’anno , primo driver del calo dei consumi di circa 4,5 Mtep è ancora il gas (-5,5 Mtep), seguito da carbone (-1,3 Mtep; dati parziali) e petrolio (-0,6 Mtep), mentre aumenti significativi hanno registrato rinnovabili elettriche (+1,9 Mtep, +10%) e import netto di elettricità (+1 Mtep).

Di qui la rilevazione che per il quarto trimestre consecutivo le emissioni di CO2 hanno registrato una netta contrazione (-8% circa rispetto a un anno prima) grazie al fatto che il calo dei consumi energetici si è concentrato su carbone e gas naturale. Anche per l’intero 2023 si stima un calo dell’ordine del 8%.

“I dati evidenziano che nel terzo trimestre l’andamento dei consumi è di nuovo in linea con l’andamento del PIL, della produzione industriale e del clima. È infatti tornato ad annullarsi il disaccoppiamento fra la dinamica della domanda di energia e quella dei suoi principali driver che si era registrato nell’ultimo anno e mezzo – ha sottolineato  Francesco Gracceva, che coordina l’Analisi trimestrale ENEA -. Sul fronte emissioni, anche nel III trimestre 2023 il calo è stato determinato per la gran parte dai settori ETS – ovvero l’industria energivora e soprattutto la generazione elettrica (-15% rispetto a un anno prima) – mentre nei settori non-ETS si stima una flessione inferiore al 2%”

Altro dato positivo è il forte incremento dell’indice sintetico della transizione energetica ISPRED (Indice sintetico della transizione energetica) che nel 3° trimestre risulta essere  aumentato del 48% rispetto a un anno prima, quando però l’indice era al minimo della serie storica.

Il miglioramento è legato in gran parte all’andamento della componente decarbonizzazione (grazie al calo delle emissioni) e in misura minore ai prezzi dell’energia (diminuiti rispetto ai livelli record della seconda metà del 2022). In aumento anche le fonti rinnovabili anche se, afferma Gracceva: “l’incremento della quota di FER sui consumi finali, che a fine anno dovrebbe raggiungere il target del 20,5%, superando il massimo storico del 2020, non è ancora in linea con la traiettoria necessaria a raggiungere il nuovo obiettivo del 40% al 2030”.

Nonostante il livello record di riempimento degli stoccaggi (al 99% al 1° novembre sia in Italia che nell’UE), la sicurezza energetica per il soddisfacimento dei consumi invernali  resta legato al persistere di punte di domanda ampiamente inferiori ai massimi.

Fra gli aspetti più critici che emergono dall’Analisi, vi è il forte deficit nella bilancia commerciale delle tecnologie chiave per la decarbonizzazione. Nel primo semestre 2023 il disavanzo ha superato i 3 miliardi di euro, pari a quasi l’80% del deficit registrato nell’intero 2022, con il peso del saldo commerciale sul PIL che ha raggiunto lo 0,32% (era allo 0,2% nel 2022). A pesare sono soprattutto le importazioni di accumulatori agli ioni di litio, pannelli fotovoltaici e veicoli ibridi plug-in.

Quanto alla capacità innovativa, dai più recenti dati di brevetto emerge come anche la tenuta competitiva dell’Italia nelle tecnologie per l’efficienza energetica presenti alcuni rischi. A fronte di una crescita della competizione tecnologica tra Paesi a livello mondiale e di una rapida avanzata dell’area asiatica, l’Italia presenta sia punti di estrema debolezza che, in misura minore, di forza.

Infatti, se nell’industrial la dipendenza commerciale dall’estero per i lowcarbon, risulta ancora essere  molto elevata (poco meno dell’80% delle importazioni è imputabile agli accumulatori agli ioni di litio, ai pannelli fotovoltaici e ai veicoli ibridi plug-in), il vantaggio tecnologico dell’Italia risulta essere assai consolidato nell’edilizia.

Il settore degli edifici si contraddistingue per una elevata standardizzazione degli interventi di efficientamento energetico (con la con seguente riduzione di emissioni di CO2), tra i quali rientrano i componenti impiantistici (illuminazione, HVAC, elettrodomestici, etc.…) e l’efficientamento dell’involucro edilizio (isolamento termico, sostituzione infissi…).

“Considerata la vocazione industriale dell’economia italiana, questo andamento risulta particolarmente critico soprattutto nel confronto con la Germania, che registra un incremento degli indici di specializzazione, riportando valori superiori a 1,5 negli anni più recenti”, conclude Gracceva.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome