In uno scenario di indirizzo economico che al 2025 ribalta l’andamento delle politiche di incentivazione in edilizia, a leggere il testo il disegno di legge di bilancio 2025 presentato dal Governo il 23 ottobre (A.C. 2112) ed i dossier sviluppati dalle diverse Commissioni Parlamentari, per l’eco incentivo di cui possono usufruire i serramenti la “tagliola” sulla percentuale di detrazione scatterà il 2026, anno nel quale scenderà al 36%.
In tutti i testi, infatti, si legge – e si prova a giustificare – come la percentuale di detrazione ammessa nel 2025 per tutti gli eco interventi in edilizia tabellati è fissata nel 50% frazionabile in 10 anni.
Percentuale che, ricordiamo, da oltre 4 anni è stata applicata ai soli serramenti determinando una netta perdita di convenienza/interesse (ben quantificato dai dati ENEA) rispetto ad altre tipologie di interventi perché favoriti da una detrazione mantenuta al 65%.
Ridotta, invece, solo “ai proprietari o titolari di diritti reali che adibiscono l’unità ad abitazione principale” il parco di edilizia residenziale potenziale e definitiva sembra essere la decisione di non “riesumare” l’opzione dello sconto in fattura/cessione del credito – “chiave di volta” che hanno reso popolare gli eco incentivi.
Dal 2026 la “tagliola” 30/36% ne riporterà indietro di oltre 20 anni le scelte di indirizzo sociale ed economico (che ai tempi erano state modificate anche per contrastare il “nero” in edilizia) e questo nonostante gli impegni sottoscritti per l’applicazione dalla direttiva denominata “Case grenn” (l’EPBD) la cui finalità è limitare le emissioni clima alteranti i cui disastrosi effetti sono indiscutibili.
Come per l’anno in corso, anche per il triennio 2025-2027 il limite di spesa per gli interventi di ristrutturazione edilizia sarà pari a 96.000 euro, senza nessuna distinzione tra abitazione principale e abitazione non principale.
Il testo del dl bilancio 2025 è ora al vaglio della Camera dei Deputati e potrebbe realisticamente ancora subire modifiche mentre difficilmente lo stesso potrà accadere una volta che – emendato o meno – sarà inviato al Senato per la mancava dei tempi necessari alla sua promulgazione definitiva.