L’avvenuta trasformazione in legge senza modifiche del contestato decreto-legge 29 dicembre 2023, n. 212 che è intervenuto anche sul bonus Barriere Architettoniche, ha definitivamente mortificato le aspettative di ravvedimento della modifiche introdotte all’accesso all’incentivo a beneficio delle persone con ridotta.
Per il comparto ed il mercato della riqualificazione degli edifici i primi mesi del 2024 hanno riservato solo spiacevoli sorprese sia per i proprietari di edifici unifamiliari e condomini, sia per le imprese che stanno operando nei cantieri avviati grazie al Superbonus.
Come meglio dettagliato sul numero di Serramenti Design e Componenti in distribuzione, a fronte di un quadro normativo per l’anno in corso quasi invariato per gli altri bonus (si legga il numero di febbraio ndr), si è inoltre aggiunta l’ulteriore complessità connessa all’aumento generalizzato (dall’8% all’11%) della ritenuta d’acconto, con conseguente drenaggio di liquidità dalle imprese verso lo Stato – provvedimento poco opportuno in un periodo di elevato costo del denaro.
Infine, il settore del serramento è stato clamorosamente penalizzato dall’esclusione dei propri prodotti (finestre e portefinestre, porta per interni, ecc.) destinati all’eliminazione delle barriere architettoniche che, fino al termine del 2023, permettevano l’accesso a un credito del 75% con possibilità di utilizzare lo sconto in fattura.
Scenario che ci ha indotto a provare a fare chiarezza raccogliendo considerazione e proposte dalle principali associazioni di categoria e alle imprese che, a causa dell’orientamento dell’attuale Governo, in molti casi sono chiamate a riconsiderare le proprie strategie industriali e commerciali.
Considerazioni generali
Di fatto, gli ultimi provvedimenti legislativi completano il processo di demolizione del Superbonus, iniziato dal precedente esecutivo attraverso la progressiva riconfigurazione del meccanismo di cessione dei crediti d’imposta che, nei fatti, ha messo in grande difficoltà centinaia di imprese impegnate nella riqualificazione energetica dei condomini.
Nel confronto con gli altri bonus, oggi il Superbonus risulta a volte meno conveniente dal punto di vista economico, scarsamente appetibile a causa della superiore complessità burocratica e, considerando la quantità di modifiche finora intervenute, sicuramente più esposto a ulteriori cambiamenti.
Nel 2024 committenti e imprese dovranno valutare attentamente quale tipologia di incentivo risulti più indicata rispetto alle proprie esigenze, alle condizioni del mercato e alle tempistiche di esecuzione dei lavori. Escluso il Superbonus, infatti, tutti gli altri bonus scadranno alla fine anno salvo ulteriore conferma per il 2025.
Ad oggi, non esiste un’ipotesi di riforma delle agevolazioni fiscali credibile e condivisa, almeno nell’ottica della semplificazione e della stabilità delle regole, richieste da anni dalle organizzazioni di rappresentanza del mondo dell’edilizia e regolarmente disattese da governi di ogni orientamento.
Il quadro generale potrà essere meglio delineato dopo l’effettiva entrata in vigore della nuova Direttiva UE sull’efficienza energetica degli edifici (EPBD recast). Con ogni probabilità, l’impatto sui conti pubblici degli incentivi per sostenere gli obiettivi previsti dalla EPBD recast – in Italia si stimano interventi su circa 1,8 milioni di edifici residenziali privati – e i tempi della sua realizzazione – costituiranno i principali nodi da sciogliere.
Resta da capire chi li scioglierà e come. Nei fatti, l’esperienza complessiva del Superbonus e quella più recente del bonus sulle Barriere Architettoniche (EBA) insegnano che, almeno nell’ambito degli incentivi per l’edilizia, definire e mantenere un quadro normativo coerente con la realtà del mercato, efficace rispetto agli obiettivi e di respiro pluriennale è tutt’altro che semplice per un sistema politico che sembra riuscire a concepire solo il “pro domo” nel breve termine.
Servono regole chiare, ben scritte e, soprattutto, condivise da tutti i decisori politici, per evitare che gli interessi di parte compromettano nel tempo la stabilità del quadro normativo.
Quest’ultima, auspicata da anni da tutti gli attori del mercato, è oggi più che mai necessaria per fronteggiare le sfide della transizione energetica in edilizia, specie per quanto attiene gli interventi più complessi e di lunga durata.
A nostro modesto avviso, le organizzazioni di rappresentanza del mondo delle costruzioni dovrebbero promuovere una proposta unitaria sul futuro assetto dei bonus: un progetto comune che metta a sistema le esperienze pregresse e che fornisca, al contempo, un orizzonte di riferimento attendibile dal punto di vista economico e finanziario, tecnico e operativo, energetico e ambientale.
L’ipotesi potrà sembrare complessa, forse utopica, ma un fatto è certo: i reiterati tentativi di influenzare singoli provvedimenti attraverso azioni di lobbing non hanno finora condotto a risultati apprezzabili. La convergenza di più voci autorevoli attorno a una proposta condivisa e praticabile potrebbe invece stimolare positivamente lo sviluppo della futura legislazione sui bonus.
Posa in opera: problema aperto
Il recepimento della EPBD recast costituirà uno dei passaggi fondamentali del percorso verso le nuove regole. In estrema sintesi, per la riqualificazione degli edifici residenziali esistenti i singoli Stati sono chiamati a definire sia soglie prestazionali (in base all’energia primaria massima, con revisione della classificazione energetica), sia una strategia nazionale in grado di raggiungere i seguenti obiettivi:
– riduzione del 16% del consumo medio entro il 2030;
– riduzione del 20-22% del consumo medio entro il 2035.
In teoria gli interventi sugli edifici più energivori, che potenzialmente offrono un miglior risultato nel rapporto fra costi e benefici ai fini del conseguimento dei target di riduzione dei consumi energetici, dovrebbero godere di una priorità nell’accesso alle future agevolazioni fiscali. Si tratterà quindi di individuare quali modalità di accesso saranno in grado di stimolare realmente la domanda.
Con ogni probabilità saranno anche previsti target prestazionali vincolanti, come già avviene per alcuni bonus. In questo caso l’auspicio è che non ci si limiti ai soli interventi per l’incremento dell’efficienza energetica (cappotto, sostituzione serramenti, adeguamento impianti, ecc), ma che siano considerati anche quelli per la sicurezza antisismica, l’abbattimento delle barriere architettoniche, salubrità ed eco-sostenibilità del costruito, ecc., in base ai quali definire gli incentivi erogabili per ogni intervento realizzato.
In questo scenario sarebbe anche possibile valorizzare adeguatamente l’esecuzione dei lavori nel rispetto obbligatorio delle normative tecniche per l’installazione/posa in opera anche dei serramenti.
La conservazione delle prestazioni dei prodotti installati è un aspetto centrale per il settore dei serramenti, che ha investito ingenti risorse sulla qualificazione degli operatori, come anche per chi si occupa della posa dei cappotti termici, dell’installazione degli impianti, ecc..
Oltre a contribuire al miglioramento della qualità del costruito e delle prestazioni delle realizzazioni, il riconoscimento del valore aggiunto della posa in opera qualificata, ad esempio sotto forma di maggiorazione dell’aliquota del bonus o di altre agevolazioni, costituirebbe uno strumento estremamente efficace per stimolare la competizione nel mercato e promuovere la crescita dell’intera filiera.
Tutti questi aspetti sono oggi patrimonio della cultura imprenditoriale del mondo delle costruzioni e che sulle pagine di “Serramenti Design e Componenti” in distribuzione (alla quale vi rimandiamo) abbiamo approfondito con le principali aziende specializzate nei prodotti per la posa in opera dei serramenti.