appalti pubblici

Cancellate categorie Superspecialistiche. A rischio qualità, sicurezza e “trasparenza”

Abrogate le norme che imponevano alle imprese generali di subappaltare le opere specialistiche

A seguito della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n.280 di fine Novembre del  Decreto del Presidente della Repubblica che recepisce il parere del Consiglio di Stato mirato all’annullamento di parte del decreto 5 ottobre 2010, n. 207 sul Regolamento di esecuzione ed attuazione del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, recante “Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE” sono di fatto state cancellate le categorie specialistiche e  super specialistiche. Cancellazione auspicata dall’ AGI (Associazione Imprese Generali di fatto costituita da ristrettissimo numero di grandi imprese e di general contractor) immediatamente denunciata da UNICMI attraverso FINCO apparendo evidente l’assoluta gravita delle possibile conseguenze  – specie se non verrà con prontezza emanata un’adeguata norma temporanea – che vengono a determinarsi essendo di fatto state abrogate le norme del Regolamento Appalti che imponevano alle imprese generali di subappaltare le opere specialistiche in mancanza di specifica qualificazione. Abrogazione che può determinare evidenti ricadute negative non solo per la qualità complessiva e la sicurezza delle opere effettuate. Ricadute che FINCO e UNICMI avevano già espresso il 16 luglio scorso attraverso una lettera inviata al Presidente della Repubblica, seguita da successive note per il Presidente del Consiglio ed il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e dalla produzione e diffusione di un apposito Dossier sulle conseguenze pratiche del recepimento, contenente le proposte ufficiali veicolate al Ministro Lupi e ai funzionari del MIT. Conseguenze, che destano comprensibile forte preoccupazione, sintetizzate nella nota di Carla Tomasi presidente FINCO  riportata nel comunicato: “Con questa decisione, vengono penalizzati anni di investimento e ricerca nell’ambito di un sistema di qualificazione, certo da rivedere, ma non attraverso un parere con effetto vincolante della magistratura amministrativa, reso senza alcuna valutazione d’impatto ed in spregio alla più elementare e ragionevole opportunità di valutare, oltre alle istanze della parte ricorrente, anche quelle degli operatori controinteressati.  Ciò, per giunta, in un quadro che ha visto duramente colpite le opere specialistiche ( – 22% degli importi dei contratti),rispetto a quelle generali ( + 33% ) secondo i dati 2012 su 2011 dell’Autorità di Vigilanza dei Lavori Pubblici e previsionalmente analoghi per il 2013 sul 2012 , in piena contradizione con quanto contenuto nel parere 03014 di cui si tratta, dove addirittura si descrive l’attuale sistema come fortemente penalizzante per le imprese generali. Senza contare gli effetti devastanti che si produrrebbero con il vigore della normativa in questione se non accompagnata quanto prima da un decreto legge ad hoc o dall’inserimento in altri “veicoli” di legge (“Milleproroghe”? “Stabilita”?) di una norma di salvaguardia. In un momento politico che vede l’attuale Governo sottolineare il proprio impegno a favore delle piccole e medie imprese italiane radicate sul territorio nazionale. Occorre dunque mobilitarsi superando un’eccessiva frammentazione e quei particolarismi, talvolta troppo attenti a pur legittimi interessi specifici, così da recuperare il quadro di insieme , consapevoli che non è possibile salvaguardare singole categorie di opere specialistiche senza mettere in sicurezza il principio generale della specializzazione e della qualità d’opera e d’impresa.” FINCO e UNICMI, insieme alle altre espressioni specialistiche interessate, continuerà a svolgere una costante e determinata azione, confidando di poter pervenire ad una situazione di recuperato equilibrio attraverso l’intervento del competente Ministero delle Infrastrutture.

 

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