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Imprese, nel 1° trimestre +16.000 quelle di “under 35”. Il settore delle costruzioni torna ad attrarre

Tra i settori che maggioremente attira l'impreditorialità giovanile torna ad inserirsi pure quello delle costruzioni ( (9,5%), seconda solo a quella del commercio (20%). Nella grande maggioranza dei casi (il 76%) si tratta di imprese individuali, la forma più semplice - ma anche la più fragile - per operare sul mercato; il 17% ha scelto invece la forma della società di capitale

UniuoncamereL’aria di ripresa unita alla necessità di trovare un impiego sembra sostenere la voglia d’impresa dei giovani.  Stando a quando rilevato da Infocamere per Unioncamere dall’inizio dell’anno,  migliaia di italiani “under 35” ha sciolto le riserve e – davanti ad un mercato del lavoro che lentamente ha ripreso a muoversi – ha scelto, come si diceva una volta,  di mettersi ‘in proprio’. Delle oltre 115mila imprese nate tra gennaio e marzo, infatti, oltre 35.000 (il 31%) hanno alla guida uno o più giovani con meno di 35 anni di età.  Considerando i tassi relativi di disoccupazione, non desta certo sorpresa che la “culla” di questa vitalità imprenditoriale continua ad essere il Mezzogiorno, dove ha sede il 36% delle imprese giovanili nate lo scorso trimestre, con poco più di 13.000 nuove iniziative.  I settori che attirano di più i giovani Unioncamere 1imprenditori sono quelli del commercio (dove opera circa il 20% delle neo-imprese “under 35”), delle costruzioni (9,5%) e dei servizi di ristorazione (5,1%). Nella grande maggioranza dei casi (il 76%) si tratta di imprese individuali, la forma più semplice – ma anche la più fragile – per operare sul mercato; il 17% ha scelto invece la forma della società di capitale, più idonea a sostenere progetti di sviluppo anche ambiziosi. “I giovani italiani si stanno rimboccando le maniche per cogliere le opportunità di questo momento e molti di loro scelgono di farlo attraverso l’impresa – ha commentato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello -. Spesso sono giovani che hanno deciso di puntare su un’idea innovativa e sulle proprie competenze per realizzarla, anche sfruttando le nuove tecnologie della rete. Per sostenere questi neo-imprenditori dobbiamo dare loro un paese più moderno e quindi più digitalizzato, anche per attrarre intelligenze e investimenti dall’estero, più meritocratico e capace di valorizzare i talenti delle persone. Il vero successo delle riforme che si stanno disegnando si misurerà su quanto riusciremo a fare su questi fronti, a partire da quello della pubblica amministrazione che deve diventare realmente ‘amica’ delle imprese.” Unioncamere 2Il contributo dei giovani imprenditori under 35 al ricambio della base imprenditoriale (il saldo tra aperture e chiusure di imprese giovanili è stato pari a +16.606 unità) è particolarmente importante in un trimestre come quello di inizio anno che, tradizionalmente, sconta un forte bilancio negativo (quest’anno è stato pari a -18.685 unità, dovuto al concentrarsi di molte chiusure di attività sul finire dell’anno precedente). Nonostante la lunga e sfiancante stagione di crisi, il tessuto produttivo italiano mostra dunque una notevole capacità di rigenerare risorse imprenditoriali, grazie alla forte dinamica della sua componente giovanile. Pur rappresentando il 9,5%  di tutte le imprese oggi iscritte alle anagrafi camerali, le imprese guidate da giovani con meno di 35 anni contribuiscono infatti per oltre il triplo di questo valore (come detto il 31%) all’afflusso di nuove forze imprenditoriali nel tessuto economico del Paese. Un contributo rilevante a sostenere questo turnover è venuto  dagli imprenditori immigrati nel nostro paese. Delle 35.442 nuove iniziative imprenditoriali giovanili del trimestre, infatti, ben 7.773 (in pratica una su cinque) ha alla guida una persona nata al di fuori dei confini nazionali.

 

 

 

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