Inclusive design a forma di porta: l’accoglienza senza disparità

Le soglie come simbolo dell'Inclusive Design: garantire l'accesso a tutti è fra i propositi di Assa Abloy, attenta alla progettazione sensibile degli accessi

L’Inclusive Design parte dalla soglia: le porte sono, infatti, i primi elementi da tenere in considerazione per una progettazione in grado di accogliere tutti senza disparità.
Come dichiara Assa Abloy, da tempo attiva nel proporre soluzioni di accesso dedicati a tutti, “l’83% delle persone con disabilità ha rinunciato a fare un acquisto o è riluttante a portarlo a termine di fronte a una barriera che rende difficoltoso l’accesso alla struttura. Un dato che fa riflettere su quanto sia importante il ‘design per l’accessibilità’, per evitare che delle scelte architettoniche sbagliate impediscano di utilizzare ogni spazio con facilità e in libertà”. 

Si tratta di una platea molto ampia, perché l’inclusive design è indispensabile non solo per agevolare gli spostamenti delle persone con disabilità motoria, ma per chiunque possa presentare una momentanea difficoltà: dal turista con bagagli ingombranti, al genitore con a seguito bambini piccoli e passeggini, dalle persone anziane a chi ha subìto un infortunio.

Nello specifico, a proposito di porte, fra le accortezze ci sono le seguenti: “da quelle di ingresso controllate elettronicamente a quelle azionate manualmente, comprese le porte interne, devono consentire un’apertura agevole da entrambi i lati e avere una precisa forza di apertura, che non deve superare i 30 N. Inoltre, le ante non devono avere una larghezza superiore ai 120 cm e gli eventuali vetri devono essere collocati a un’altezza di almeno 40 cm dal pavimento. Le parti mobili dovrebbero essere facilmente raggiungibili e fornire una presa sicura agli utenti, rendendo gli apriporta azionabili con una sola mano, senza doverli afferrare o ruotare. 

Per gli utenti su sedia a rotelle è necessario prevedere uno spazio lungo il bordo anteriore della porta mentre, per aiutare le persone con problemi di vista, le porte, i mobili e le strutture devono contrastare visivamente con i colori delle superfici e dell’ambiente circostante”.

Gli standard normativi
Per rispondere agli standard necessari, la porta tagliafuoco deve superare una serie di test standardizzati. BS EN 1154: 1997 è lo standard britannico ed europeo utilizzato per valutare i requisiti specifici per i dispositivi di chiusura controllata per porte a battente. La norma classifica i chiudiporta utilizzando un sistema a sei cifre. La prima indica la categoria d’uso, la seconda il numero di cicli nei test, la terza il test di dimensione/massa della porta, la quarta il comportamento al fuoco, la quinta la sicurezza, la sesta la resistenza alla corrosione.
Seconda la legge italiana, “non possono essere approvati progetti di costruzione o ristrutturazione di opere pubbliche che non siano conformi alle disposizioni” (dalla legge n.118/1971 ai P.E.B.A). La legge prevede anche criteri generali di progettazione (per accessibilità, visitabilità e adattabilità), specifiche funzionali, dimensionali e soluzioni tecniche conformi alla progettazione inclusiva (legge n. 13 del 1989) e la prevenzione, la cura e l’integrazione della persona con disabilità (legge n. 104, 5 febbraio 1992). 

Nel settore dei chiudiporta, Assa Abloy propone diversi modelli concepiti nella logica dell’inclusione e dell’abbattimento delle barriere architettoniche: dai chiudiporta aerei, come il DC175, DC500, DC700, a quelli a scomparsa DC840 e DC860; da quelli a pavimento DC450, DC420, DC477, DC475, ai chiudicancello. Ampia scelta anche nel mondo dei maniglioni antipanico.

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