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Rallenta aumento prezzi materie prime, probabile inversione nel 4° trimestre

Secondo Achille Fornasini, Docente di Analisi Tecnica mercati finanziari presso l'Università di Brescia, la crescita dell'offerta e il progressivo miglioramento della logistica internazionale iniziano a manifestare i loro effetti sui prezzi, ma il l'atteso ridimensionamento delle quotazioni non riguarderà tutte le materie prime
L’attuale rallentamento dell’incremento dei prezzi di molte materie prima ferrose e non ferrose potrebbe rappresentare un indicatore dell’avvivo nei prossimi mesi di una inversione di tendenza.

È quanto emerso dall’analisi condotta da Achille Fornasini, Docente di Analisi Tecnica mercati finanziari presso l’Università di Brescia, in collaborazione con l’Ufficio studi di ANIMA Confindustria. Analisi presentata al Focus Materie Prime: l’osservatorio periodico dell’associazione dedicato all’aggiornamento dei mercati delle commodity.

Analisi che si allinea alle considerazioni a suo tempo riportate a commento di un webinar  Siderweb, di cui Achille Fornasini è  Partner & Chief analyst, evidenziando  come, oltre all’inedita contrazione dell’offerta causata dai fermi e dalle chiusure degli impianti durante il picco della pandemia, tra i fattori critici scatenanti l’aumento generalizzato dei prezzi vi sia innanzitutto il boom della domanda globale da parte delle macro-regioni industrializzate: in incalzante sequenza l’Asia, il Nordamerica e l’Europa.

All’esplosione della domanda si sono aggiunti i costi e disservizi originati  dalla conclamata inefficienza dei sistemi logistici internazionali e locali: diretta conseguenza delle misure sanitarie, che hanno rallentato le movimentazioni nei porti, ma anche della ripartenza pressoché simultanea di tutti i sistemi industriali mondiali, che ha contribuito a congestionare talune rotte e a emarginarne altre.

“Come se tutto ciò non bastasse – ha sottolineato Fornasini – il Rallenta aumento prezzi materie prime, probabile inversione nel 4° trimestregraduale indebolimento del dollaro ha reso meno onerosi gli approvvigionamenti, trattandosi di materie prime quotate appunto nella divisa americana. Infine, gran parte delle imprese, trovandosi a corto di scorte, si è lanciata in acquisti di materie prime ben più consistenti dei normali fabbisogni, innescando e accompagnando una spirale di aumento dei prezzi che tuttora si autoalimenta. In un tale contesto la speculazione finanziaria continua a trovare il terreno più favorevole per le proprie scorribande che, individuando nelle materie prime ottime alternative di investimento, ne accelerano e ne potenziano i continui rincari”.

L’effetto di queste concause non risparmia alcuna commodity. Nel corso dell’ultimo anno, in campo energetico il petrolio (+248%) ha orientato al rialzo sia i costi elettrici (+365%), sia quelli del gas naturale (+545%). Impressionanti anche gli aumenti dei polimeri: polietilene (fino al 160%), polipropilene (fino al 123%). Nel settore metallurgico (aumenti medi del 90%) spiccano lo stagno (+142%), il rame (+120%) e l’alluminio (+75%), mentre nel comparto siderurgico non si fermano gli eccezionali incrementi dei coils a caldo (+200%) e delle lamiere (+234%).

“La crescita dell’offerta e il progressivo miglioramento della logistica internazionale – ha concluso Fornasini – iniziano a manifestare i loro effetti, allentando la tensione sui prezzi.

Il ridimensionamento delle quotazioni non riguarderà tuttavia tutte le materie prime: una ragione in più per spingere soprattutto le piccole e medie imprese trasformatrici a costituire consorzi d’acquisto finalizzati ad aumentare la forza contrattuale nei riguardi di fornitori nell’ambito di accordi quadro di approvvigionamento”

 

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