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Presentato studio Censis su impatto 110% e transizione energetica

Stando a quanto emerso dalla studio, i 55 miliardi investiti fino a oggi per Super ecobonus hanno attivato un valore della produzione totale pari ad almeno 115 miliardi di euro, coinvolgendo 900.000 unità di lavoro dirette e indirette. Gli interventi realizzati fino a oggi contribuiscono al 40% del risparmio di gas che il Governo intende realizzare attraverso le misure varate per far fronte all’inverno 2022-2023

Presentato studio Censis su impatto 110% e transizione energeticaPresentato a Roma dal Censis i principali risultati emersi dallo studio “Ecobonus e superbonus per la transizione energetica del Paese” realizzato in collaborazione con Harley&Dikkinson e la Filiera delle Costruzioni

Presente anche Maurizio Leo, Viceministro dell’Economia e delle Finanze,  a presentare i dati  Andrea Toma, responsabile dell’area Economia, Lavoro e Territorio del Censis.

Dati successivamente commentati dal Viceministro Leo  che nel ricordare quanto definito in proposito dal dl denominato Aiuti Quater  – “... che sarà pubblicato in questi giorni sulla GU” ha ricordato rimarcando poi come l’efficentamento energetico degli edifici rimane una  stella polare della politica del Governo cosi come sollecitato dall’Unione Europea.

Nel ribadire che non sia più rinviabile un riordino degli incentivi ” che presumiamo di poter ridurre a non più di tre aliquote ” ha poi ventilato come “…Una delle possibilità ancora tutta da valutare per superare l’allarmante situazione che si è venuta creare  dall’ l’impossibilita di molte imprese di cedere il credito  acquisito  sia quella di utilizzare le capienze fiscali rilevabili dagli F24 a cominciare dai beneficiare gli incentivi per prevederne una progressiva compensazione...”.

Che il Superbonus sia una misure che “…pesa sulla Ragioneria dello Stato ma non sull’economia del Paese” – come sintetizzato da Stefano Betti vicepresidente di ANCE  – lo rendono evidente i numeri presentati da un studio che è stato sviluppato su quattro direttrici:dimensione pubblica (spesa detrazioni, gettito fiscale); dimensione delle imprese (produzione, valore aggiunto, occupazione); dimensione delle famiglia e degli individui (povertà energetica, valore immobiliare delle unità abitative); dimensione del territorio e dell’ambiente (emissioni CO2, risparmio energetico).

110% e transizione energetica. La dimensione pubblica

Rimandando per i tanti dettagli alla lettura del numero di gennaio di serramenti design e componenti, nel suo studio “Ecobonus e superbonus per la transizione energetica del Paese” il Censis stima che i 55 miliardi di euro di investimenti certificati dall’Enea al 31 ottobre legati all’utilizzo del 110% hanno attivato un valore della produzione nella filiera delle costruzioni e dei servizi tecnici connessi pari a 79,7 miliardi di euro (effetto diretto), cui si sommerebbero 36 miliardi di euro di produzione attivata in altri settori del sistema economico connesso alle componenti dell’indotto (effetto indiretto), per un totale di almeno 115 miliardi di euro. È quanto emerge da uno studio del Censis.

Attivando il Super Ecobonus una produzione consistente per via degli effetti moltiplicativi sul sistema economico, il gettito fiscale derivante da tale produzione aggiuntiva si stima possa ripagare circa il 70% della spesa a carico dello Stato per le opere di efficientamento sugli edifici.

Ciò significa che 100 euro di spesa per Super ecobonus costerebbero effettivamente allo Stato 30 euro, ridimensionando in questo modo il valore reale del disavanzo generato dall’incentivo.

Il Mef ha registrato tra gennaio e settembre 2022 un incremento del gettito dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ed è verosimile pensare che proprio il comparto edile abbia considerevolmente contribuito a questa dinamica espansiva delle entrate tributarie.

110% e transizione energetica. La dimensione delle imprese

Passando alla dimensione delle imprese si stima un aumento nel 2021 del  valore aggiunto delle costruzioni del 21,3% rispetto all’anno precedente. Crescita che risulterebbe superiore nelle regioni del mezzogiorno ( 25,9%) e del Nord-Ovest al 22,8%. Più contenuta al Centro (16,3%) e nel Nord-Est (18,5%).

A livello occupazionale si stima che per l’intero periodo agosto 2020- ottobre 2022 sia stato pari a 900.000 unità di lavoro, tra dirette e indirette. Particolarmente rilevante l’impatto del solo periodo compreso tra gennaio e ottobre 2022, in cui si stima che i lavori di efficientamento energetico degli edifici abbiano attivato 411.000 occupati diretti (nel settore edile, dei servizi tecnici e dell’indotto) e altre 225.000 unità indirette.

110% e transizione energetica. La dimensione del territorio

In termini di risparmio energetico il Censis stima che, sulla base dei dati disponibili, la spesa di 55 miliardi di euro generi un risparmio di 11.700 Gwh/anno, che corrispondono a 1,1 miliardi di metri cubi di gas, pari al 40% del risparmio energetico che il Piano emergenziale di riduzione dei consumi del settore domestico si prefigge di realizzare nell’autunno-inverno 2022-2023 (2,7 miliardi di metri cubi di gas).

Per avere ancora un ordine di grandezza dei costi e dei benefici del superincentivo, considerando gli interventi finanziati dagli ecobonus ordinari fino al 2020 insieme a quelli finanziati attraverso il superbonus, si arriverebbe a un risparmio stimabile in circa 2 miliardi di metri cubi di gas, pari a oltre due terzi di tutti i risparmi di gas previsti in Italia dalle ultime misure di riduzione dei consumi per il settore domestico. La conseguente riduzione nelle emissioni di CO2 è stimabile in 1,4 miliardi di tonnellate.

Per riformare e rimodulare gli incentivi per l’edilizia, in particolare il Super ecbonus del 110% , occorrerebbe quindi sempre tenere conto dell’impatto economico e sociale delle misure in senso più ampio, in aggiunta ai criteri contabili e di disavanzo dello Stato.

Poiché gli ecobonus rispondono a due obiettivi strategici di medio-lungo periodo, cioè il risparmio energetico e il contrasto al riscaldamento globale, le decisioni su come proseguire in materia di Superbonus andrebbero prese considerando l’impatto della spesa pubblica in termini di risorse economiche attivate, di occupazione aggiuntiva, di risparmio energetico assicurato e di gettito fiscale che copre una parte della spesa dello Stato, dunque adottando un’analisi che consideri molteplici variabili, economiche e sociali, nel medio-lungo periodo” viene sottolineato dai ricercatori del Censis.

 

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