Sono in gran parte aziende molto piccole/artigiane collocate nell’ordine nel Lazio, in Calabria e in Campania operanti nel settore della distribuzione le imprese rivelatesi a maggior rischio di insolvenza nel 2012. Seguono, nel comparto delle costruzioni il microsettore denominato ”Edilizia specializzata” nel quale rientra pure l’indotto relativo alla filiera del serramento. È quanto emerge dall’Osservatorio sulla rischiosità commerciale rilasciato da CRIBIS D&B, che ha analizzato il grado di affidabilità delle imprese italiane e la loro capacità di fronteggiare gli impegni presi nei confronti dei propri fornitori, con la conseguente probabilità di generare insoluti commerciali nei 12 mesi successivi. Nello specifico, l’analisi diffusa rimarca come, a 5 anni dall’inizio della crisi, le difficoltà delle imprese italiane siano tutt’altro che prossime ad essere superate. Difatti molte delle imprese, che a fatica erano riuscite a non soccombere durante questa durissima fase congiunturale, spesso anche facendo ricorso all’impiego diretto di capitali propri, stanno ora accentuando i segnali di possibile repentino cedimento con evidenti ripercussioni anche sui propri partner commerciali. Questo fa sì che molti fornitori si trovino, quasi inaspettatamente, a dover gestire insolvenze da parte anche di clienti storici che si erano sempre dimostrati solidi e buoni pagatori. Indipendentemente dai settori di appartenenza, l’analisi comparata degli andamenti registrati nell’ultimo quinquennio mostra una generalizzata netta tendenza al peggioramento della rischiosità commerciale, con le imprese inserite nella fascia a massima rischiosità che sono progressivamente aumentate, passando da una quota pari all’8,99% del 2008 all’11,26% dell’ultima rilevazione. Nel medesimo periodo di osservazione, la percentuale di imprese caratterizzate da una bassa rischiosità è diminuita, passando dal 9,53% del 2008 fino al 6,08% di fine 2012. A conferma del progressivo deterioramento della situazione, ugualmente tra il 2008 e il 2012 la percentuale di imprese con una rischiosità media di generare insoluti commerciali è cresciuta del 10,9% attestandosi così al 45,89% del totale mentre risulta essersi progressivamente ridotta la quota di imprese con rischiosità medio-bassa (-9,7% in 5 anni). A livello settoriale è il commercio all’ingrosso a risultare quello con la più alta rischiosità commerciale (19,35% del totale, ben sopra la media). Il rischio elevato di generare insoluti caratterizza maggiormente le realtà più piccole, che rappresentano quasi il 95% delle imprese italiane, maggiormente fragili e più esposte ai riflessi della congiuntura negativa. In particolare, le micro imprese mostrano un livello di rischiosità commerciale alta pari all’11,27% del totale. Seguono le piccole imprese (con il 10,71%), le medie (con l’8,93%) e le grandi (con il 6,17%). Come ripetutamente lamentato dalle imprese della filiera serramentistica e approfondito sulle pagine di diversi servizi già pubblicati su “serramenti +design” pure stando ai dati CRIBIS nel corso del 2012, 1 insoluto grave su 4 proviene da clienti con un’anzianità superiore ai 5 anni, quindi da clienti storici che si pensava di conoscere bene e su cui di solito le aziende sono molto esposte sia come valore della fornitura, sia come tempi di pagamento. Declinando il rischio in base ai macrosettori di appartenenza, con un tasso medio del 15,7% è sempre la distribuzione a confermarsi essere quello a maggiore rischio insolvenza, seguono industria estrattiva, trasporti ed edilizia (13,99%). Passando alla classificazione per aree territoriale lo studio evidenzia come a fine 2012 le aree geografiche in cui si concentravano le imprese ad alta rischiosità potenziale erano il Sud e isole (con una quota del 15,04% del totale), seguite dal Centro (12,88%), dal Nord Ovest (8,95%) e dal Nord est (7,02%). Entrando maggiormente nel dettaglio, Lazio, Calabria e Campania si confermano essere, anche a fine dicembre 2012, le regioni con la quota maggiore di imprese con alta rischiosità (tutte oltre il 17%).
Edilizia specializzata sotto stress
Circoscrivendo ulteriormente il dettaglio al solo comparto edilizio viene rimarcata l’attesa forte crescita del livello di rischiosità tra le imprese operanti nel settore alla media nazionale. Il calo nella percentuale di imprese edili incluse nella fascia a basso rischio è stato di ben 7,77 punti percentuali (9,16% Dicembre 2008, 1,39% Dicembre 2012), mentre la proporzione di quelle inserite nella fascia a rischiosità elevata risulta essere cresciuta di 4,15 punti percentuali (9,84% Dicembre 2008, 13,99% Dicembre 2012 contro l’11,26% della media delle imprese italiane.). Il 73,28% delle imprese edili ha chiuso il 2012 con una rischiosità media, e l’11,34% una rischiosità medio-bassa. Solamente l’1,39% del totale, infine, presentava una rischiosità bassa, contro il 6,08% della media nazionale. E sono i raggruppamenti denominati “Edilizia Specializzata” e “Costruzione di Edifici” microsettori che appaiono esser in maggiore affanno, con rispettivamente il 23,53% e il 21,18% di imprese con un alta rischiosità potenziale. In particolare, lo studio rimarca come siano risultate più di 60.000 le imprese operanti nella costruzione di edifici a caratterizzarsi per l’elevata probabilità di generare insoluti commerciali nel corso di quest’anno. Stando ai dati rilevati è il raggruppamento denominato “ Installatori”, invece, a risultare il più affidabile con una percentuale di imprese ad alto rischio pari al 9,87% del totale, un dato inferiore alla media italiana del 1,39%. Indiscutibilmente, l’affidabilità delle imprese edili appare drammaticamente scendere negli ultimi 5 anni, mettendo attualmente ancor più in forse i pagamenti di partner e fornitori. Come già accennato la percentuale di imprese edili con un alto livello di rischiosità commerciale è infatti passato dal 9,84% del 2008 al 13,99% della fine del 2012, con un aumento di 4,15 punti percentuali (contro un +2,27% nazionale). Al contempo, la quota delle imprese edili con una bassa rischiosità è letteralmente crollata, passando dal 9,16% del 2008 al 1,39% di fine 2012, un calo di ben 7,77 punti percentuali contro il -3,45% delle imprese italiane in generale. A livello geografico invece, sono le macro aree territoriali del Meridione (sud + isole) e del Centro quelle in cui risulta essere maggiore la concentrazione di imprese del settore edile in maggiore affanno ( rispettivamente con un livello di bassa rischiosità dello 0,49% e del 1,31%). La crisi del comparto però non risparmia nemmeno il resto del Paese: la bassa rischiosità del Nord Ovest a fine 2012 è stata pari al 1,64%, quella del Nord Est del 2,24%.