Ci è stato raccontato che la BCE è massicciamente intervenuta per evitare il collasso finanziario in Europa e in Italia. Ci è stato raccontato che il Governo Monti ha dato un forte contributo ad evitare che la crisi finanziaria europea portasse l’Italia nelle condizioni della Grecia. Ci è stato raccontato che nel corso del 2012 sono stati messi a disposizione oltre 6 miliardi di Euro per pagare i debiti scaduti della pubblica amministrazione e che a ottobre una consistente fetta non ne era stata utilizzata.
Bene.
Ma le imprese hanno ricevuto i soldi a cui avevano diritto? E hanno migliorato il loro accesso al credito?
Possiamo dire che la risposta complessiva è no.
Ciò non è esclude che alcune imprese abbiano incassato alcuni crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione e altre abbiano ottenuto un qualche modesto credito. Ma in aggregato il credit crunch è proseguito. Le eventuali risorse di credito che si sono rese disponibili sul mercato (la domanda di credito) sono state assorbite dalla Pubblica Amministrazione. E questo però non ha aumentato la loro solvibilità, né ridotto in maniera consistente il debito verso imprese e famiglie non pagato. Intuibilmente benefici di cui hanno usufruito imprese e famiglie vicine alla pubblica amministrazione. Insomma pezzi della “casta” in senso lato. Benefici persino miserabili. Nel senso che chi ne ha usufruito non sempre è riuscito ad averne un sollievo apprezzabile nella dimensione e nel tempo.
Pensiamo che questa riflessione sia trasferibile anche nel mondo del serramento. Tracce evidenti però non ce ne sono. Le associazioni di categoria sembrano nascondere il loro mugugno nel coro generale di altre categorie (piccole imprese, edilizia,…), senza offrire esplicitamente assistenza sindacale e politica ai propri associati e alle categorie che pretendono di rappresentare. Comportamento tutto sommato comune anche alle categorie maggiori. Ma tutto questo vuol dire che le imprese del mondo del serramento abbiano crediti in sofferenza in linea col resto della realtà nazionale?
Saperlo nel dettaglio sarebbe utile. Ma ancor più utile sarebbe poter fare qualcosa almeno nella prospettiva del 2013. Al momento infatti il contesto non sembra promettere condizioni di liquidità e di credito migliori dello scorso anno. Molte imprese sono fallite. La maggior parte si sono drasticamente ridimensionate. Pochissime sono apparentemente cresciute. Alcune stanno tentando di nascere o entrare nel comparto approfittando dei vuoti lasciati dai fallimenti e dai ridimensionamenti degli operatori storici. E le famiglie sembrano essere l’unico mercato verso cui orientarsi. Ma quel segmento di mercato non è l’unico. È certamente il più apprezzato oggi, però per chi ha buona memoria, si è impoverito anche quello. E quello che fino al 2007 era largamente disprezzato dai maggiori operatori e dai manuali di banale strategia aziendale somministrati da alcune università e dalla maggior parte dei consulenti aziendali grandi e piccoli, oggi appare desiderabile. Perlomeno per sperare di poter sopravvivenza fino al 2014. Poi…