Secondo quanto riportato dall’autorevole rivista “Nature” una serie di test condotti da Alain Cohn, Ernst Fehr e Michel André Maréchal del dipartimento di economia dell’Università di Zurigo, avrebbero dimostrato che la cultura bancaria favorisce la disonestà. Stando a quanto pubblicato in merito al test scientifico che lo proverebbe, gli autori hanno arruolato 128 impiegati di una grande banca internazionale, suddividendoli in due gruppi: uno a cui applicare il trattamento e uno no (controllo) . Nel primo caso, i soggetti dovevano rispondere preliminarmente sia ad alcune domande generiche, non correlate alla loro professione, sia a domande riferite al loro lavoro; al secondo gruppo (controllo) sono state invece sottoposte sole le domande generiche quindi senza esporre i soggetti a stimoli in grado d’influenzare comportamenti e o risposte a stimoli successivi. Stimoli che nello specifico avevano l’obiettivo trattare il soggetto richiamando, in modo inconscio, alla sua mente il proprio ruolo professionale. Terminata la fase delle domande è stato chiesto a ciascun partecipante al test di lanciare, senza essere osservato, per 10 volte una monetata con l’accordo che il soggetto guadagnava 20 dollari se la faccia della monetina dopo il lancio era la stessa di quella del ricercatore. E spettava al soggetto dire se era venuto testa o croce, senza nessun controllo esterno. L’analisi dei dati ha mostrato una significativa differenza nella percentuale di lanci vincenti tra il gruppo sottoposto al trattamento (58,2 %) ed il gruppo di controllo (51,6%). In quest’ultimo gruppo quindi, le percentuali sono risultate estremamente vicine a quella ottenibili con un comportamento assolutamente onesto ( 50% ); la percentuale di soggetti che hanno mentito su almeno un risultato è risultata infatti del 3%. Percentuale che nel gruppo sottoposta al trattamento, appare essersi impennata fino a raggiungere il 16% dimostrando così, secondo gli autori, che i bancari diventavano più disonesti quando la loro identità professionale veniva richiamata alla mente, redendo sostenibile l’ipotesi che la cultura prevalente nel mondo degli affari, orientata a ottenere il profitto a ogni costo, può favorire la disonestà dei soggetti essedo tale effetto inesistente effettuando il medesimo test su impiegati di altri settori.