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Sconto in fattura costante “ ventre molle ” degli incentivi

La discutibile opzione dello sconto in fattura rischia oggettivamente di rappresentare  “il ventre molle” del Superbonus e di tutti gli incentivi che lo prevedono aumentando notevolmente il costo finanziario a carico della comunità a discapito del principio che ha portato alla definizione del 110%

Sconto in fattura costante “ ventre molle ” degli incentivi

I dati sono impietosi ed il perdurare della pandemia da Covid-19 li può ulteriormente peggiorare: rispetto al 2009 al settore delle costruzioni mancano ancora il 13,6 % di imprese, oltre il 20% dell’occupazione e oltre un quarto del valore aggiunto.

Ed è in tale difficile scenario che si colloca l’avvenuta introduzione del Superbonus del 110% che da un lato risponde all’evidente necessità di riattivare un comparto il cui notevole effetto leva lo rende in grado di fare da volano alla ripresa dell’intera economia e dall’altro di allinearsi al piano, di respiro europeo, denominato Next Generation EU.

Piano nelle cui linee guida figura anche quelle di migliorare l’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati. Quale misura innovativa di potenziale elevato impatto il Superbonus ha suscitato un forte interesse pure in ambito Ue, tuttavia, a livello esecutivo, la sua applicabilità risulta ancora problematica sia dal punto di vista tecnico e fiscale (ambiti che lasciamo ad altri il compito di esaminare) sia da quelle economico e finanziario.

Quello che comunque va riconosciuto agli estensori è la dimostrata buona fede e la volontà di estenderla a tutte le fasce sociali, cercando di prevenire possibili comportamenti illeciti nella sua applicazione.

Venuti meno i vincoli di bilancio – che non permettevano di cedere l’incentivo alle banche – l’evidente principio ispiratore del Superbonus è quello del 100 + 10, ovvero il 100% di rimborso della spesa per il committente ed il 10% di “interesse” in 5 anni per le istituzioni finanziare/imprese che ne sostengono l’erogazione immediata presso gli incapienti o quanti decidono di cederlo.

Traslazione di beneficio sul quale le banche stanno aprendo un vero e proprio mercato, ma che si complica notevolmente nel caso si decida di offrire il credito come sconto in fattura.

A meno di non essere una impresa molto solida finanziariamente (per anticipare la spesa dell’intervento, pagare i dipendenti, i contributi, l’IVA, le tasse, ecc), l’azienda che lo pratica inevitabilmente dovrà ricorrere al sostegno di una banca facendosi a sua volta scontare il Superbonus (in questo caso non superiore al 100% dell’importo indicato in fattura) al pari di una Ri.Ba.

Cosi come già avviene per lo sconto in fattura del 50% relativo all’Ecobonus, oltre a valutare attentamente il merito creditizio, e in assenza di garanzie in deposito, l’istituto di credito non può che applicare consistenti oneri finanziari a copertura del rischio.

Ventre molle che pesa sulla collettività

Oneri che complessivamente arrivano spesso a superare il 20% dell’importo che si intende scontare e che il produttore del serramento “scarica” sul prezzo dei serramenti e quindi sull’intera collettività.

Oneri che se applicati al Superbonus ne aumentano il peso a carico della collettività rendendo problematica la possibilità di soddisfare  la volontà del legislatore di rendere a costo nullo per il committente gli interventi.

In questo senso la definizione di un prezzo limite per alcuni prodotti (tra cui i serramenti) perde molta della sua efficacia, anche per effetto della mancata inclusione della posa in opera che giustamente risponde ad altri parametri.

La per noi sempre discutibile opzione dello sconto in fattura rischia oggettivamente di rappresentare  “il ventre molle” del Superbonus e di tutti gli incentivi che ora lo prevedono.

Ventre molle nel quale già “soggetti” diversi stanno cercando di penetrare per poterne avere beneficio in previsione, come oramai appare certo, dell’estensione della misura per almeno un biennio.

Più volte è stato chiesto dal legislatore di presentare proposte semplificatrici relative agli incentivi per l’efficentamento energetico e la sicurezza sismica degli edifici. Noi vi sottoponiamo la nostra:

perché non pensare alla trasformazione nel 2021 di quanto spettante come incentivo per l’esecuzione dei lavori in titoli di credito monetizzabili attraverso la negoziazione (compravendita) regolata?

Il mercato si sta’ già creando.

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