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Tempesta perfetta per l’acciaio: guerra, energia, materia prima

Non solo un incontrollabile costo dell'energia ma anche l'aumento delle quotazioni di minerale di ferro e rottame e la rottura della catena delle forniture stanno determinato una condizione di tempesta perfetta per tutti i metalli a cominciare dall'acciaio

 

Invasione Russa dell’Ucraina, prezzo dell’energia a livelli record, rally delle materie prime, rottura di consolidate catene di approvvigionamento hanno travolto il mercato dei metalli determinando in Italia ed in Europa  condizioni da tempesta perfetta  a cominciare dalla produzione dell’acciaio.

Non a caso da qui deriva il titolo del webinar di siderweb “Russia-Ucraina: tempesta perfetta sull’acciaio”.

Tempesta perfetta per l’acciaio: coils, tondo e minerale

Per affetto dello scoppio della guerra: “I coils a caldo, a esclusione di quelli cinesi, hanno fatto un balzo verso l’alto, dopo una fase di stabilizzazione seguita a una lunga discesa.

Il tondo per cemento armato turco ed europeo ha fatto un salto repentino, arrivando ai massimi dal gennaio 2021” ha illustrato Emanuele Norsa, analista di Kallanish e collaboratore siderweb la comunity dell’acciaio. In deciso aumento anche le quotazioni di minerale di ferro e rottame.

Quello turco «ha rotto ogni barriera, salendo a nuovi record, a 650 dollari la tonnellata. Un picco inatteso – secondo Norsa –, che mette una pressione importantissima alla filiera, e ancora più direttamente alla filiera turca, italiana e in generale sud-europea”.

Tempesta perfetta per l’acciaio: l’energia

Quanto all’energia, lo scenario di medio-lungo termine, oltre l’orizzonte del 2023, è dominato dall’incertezza, con prezzi molto superiori al decennio precedente.

Per mitigare il caro energia, ha illustrato Amedeo Rosatelli, senior Partner di Sere, società di consulenza specializzata nel settore energetico, gli attori del sistema gas Italia (governo, Arera, Snam, Eni…) «si stanno attivando per massimizzare i potenziali flussi di gas provenienti da direttrici alternative a quella russa  (Algeria, Libia, Tap…) e l’import via GNL attraverso i terminali di rigassificazione esistenti (Rovigo, Panigaglia, OLT Livorno); per approntare nuovi rigassificatori galleggianti FSRU similari all’impianto di Livorno.

Ma anche per una possibile riapertura delle centrali a carbone in dismissione, per l’incremento dell’estrazione da giacimenti nazionali di metano e per la realizzazione di nuove interconnessioni con la rete di gasdotti europei, ad esempio un collegamento attraverso la Francia con il sistema di rigassificatori spagnoli”.

Considerazioni, e paure, degli operatori

Inevitabilmente molto preoccupasi si nono dichiarati gli imprenditori coinvolti nel webinar. “Sono molto preoccupato per quanto sta accadendo. È un grande dolore vedere quel flusso continuo di famiglie in esodo dalle città in macerie. Provo anche un forte rammarico per quello che l’Europa in questi anni non è riuscita a fare in politica estera: dal 2014 a oggi ha solo imposto sanzioni» ha dichiarato Giuseppe Pasini, presidente del Gruppo Feralpi in merito al conflitto in Ucraina.

Grande la preoccupazione espressa anche per il prezzo dell’energia e per l’approvvigionamento di materie prime siderurgiche. “Nell’ultima settimana abbiamo vissuto momenti estremamente difficili, in cui l’energia ha superato anche i 600 euro al MWh. Prezzi che erano impensabili. È vero che negli ultimi giorni si sono abbassati, ma restano molto alti. Abbiamo cercato di adeguarci, fermando o rallentando la produzione nei momenti di picco del costo dell’energia, mettendo a dura prova tutta la nostra organizzazione.

Abbiamo una visione più a breve che a medio termine: siamo in una situazione di grandissima incertezza, che è chiaro non potrà durare per molto tempo». Altrettanto, se non più grande, è il timore legato al mercato delle materie prime e dei semilavorati.

“Russia e Ucraina erano esportatrici di bramme, billette, ghisa, preridotto, ferroleghe, rottame. Tutto questo materiale verrà a mancare sul mercato europeo e in Turchia, che tra l’altro acquista rottame dall’Ue facendoci poi concorrenza – ha sottolineato Pasini -. Noi stiamo chiedendo con Federacciai che il rottame italiano non esca dai confini nazionali per prendere la strada dei Paesi extra Ue, perché è una miniera che dobbiamo preservare.

Bisogna che a livello europeo venga deciso che il rottame ferroso è un materiale strategico. Se è vero che siamo in una guerra anche commerciale ed economica, è giusto che l’Europa cerchi di preservare le proprie risorse”.

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