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Preconsuntivo 2013 macchine lavorazione legno. Trend meno negativo

Molto prudenti le considerazioni riguardo l’andamento atteso per l’anno in corso

Come lasciava largamente intendere l’andamento dei dati trimestrali, per la filiera delle tecnologie italiane della lavorazione del legno e i suoi derivati, il 2013 segnerà una nuova contrazione delle vendite seppure in maniera meno pesante rispetto al 2012. A ribadirlo i dati a preconsuntivo  diffusi dall’ufficio studi di Acimall, l’associazione confindustriale di settore. Un settore che dunque pure nel 2013 ha continuato a mostrare i segni di una stagione economica difficile e che negli ultimi sei anni avrebbe determinato una contrazione del 30% del fatturato generato. Stando ai dati comunicati, complessivamente la produzione dovrebbe attestarsi a quota 1.481 milioni di Euro, segnavo quindi un ulteriore calo del 5,7% rispetto al 2012 ( che presentò una caduta superiore al 15%). A fronte di un ulteriore calo dell’ 8,1% delle esportazione, le importazione risulterebbero essere cresciute del   10,5% (più 144 milioni di Euro in valore assoluto), soprattutto alimentate  dai competitor tedeschi e cinesi. I primi detengono orami una quota del 50% del totale delle importazioni, in gran parte verso la fascia alta del mercato, mentre la quota “made in China”  viene stimata collocarsi intorno al 25% e comprende soluzioni a basso contenuto tecnologico o componenti e soluzioni in transito per altre destinazioni. Molto prudenti le considerazioni riguardo l’andamento atteso per l’anno in corso “Come sempre è estremamente difficile poter prevedere cosa accadrà nei prossimi dodici mesi”, ha commentato Dario Corbetta, neo direttore Acimall e da molti anni responsabile dell’ufficio studi. “Sono molti gli elementi che possono influire sulle dinamiche di un settore, anche se di dimensioni contenute come il nostro. Ci attendiamo una leggera tendenza verso l’alto di tutti gli indicatori, anche se purtroppo difficilmente si potrà parlare di una vera e propria ripresa. Ancora una volta i flussi verso l’estero giocheranno un ruolo decisivo per un settore dove la propensione all’export è oramai superiore all’80%. Se le aziende italiane avranno la forza per aggredire alcuni contesti utilizzando forme di internazionalizzazione innovative e cercando forme di cooperazione tecniche e commerciali, potremo parlare di un settore in crescita. Per una vera e propria “crescita” del mercato domestico ci vorrà tempo: siamo ancora alle prese con una crisi della domanda che potrà essere risolta solo a patto di provvedimenti forti a livello macroeconomico”.

 

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